La nostalgia Rcs per Della Valle e la trappola di Cairo per La7

Nelle due partite più calde di media e finanza, niente di fatto tra i soci del "Corriere" e per la tv di Telecom c'è un candidato che pesa più di tutti

La nostalgia Rcs per Della Valle e la trappola di Cairo per La7

Sono rimasti delusi coloro che si aspettavano fuoco e fiamme (simili a quelle che sono avvenute in Borsa nelle settimane scorse) dal patto di sindacato che governa Rcs. La battuta migliore di uno dei soci è stata la seguente: «Da quando Della Valle ha mollato il patto non ci si diverte più a queste riunioni, siamo ritornati al tran tran dei secoli scorsi». Niente polemiche e battute. Qualcuno ha persino ricordato quando Della Valle, puntiglioso come pochi, si mise a discutere su una verbalizzazione del patto sostenendo che erano finiti i tempi di Cuccia e che conveniva condividere maggiormente anche questi documenti interni. Vabbé. Per il momento Della Valle è fuori, ma certo non sta buono. Ha comprato azioni e ha contribuito così ad assottigliare ancor di più il flottante della casa editrice in Borsa. Che potrebbe, tra patto e grandi soci fuori dall'accordo, essere ormai inferiore al 10 per cento. Per la verità i pattisti ieri qualche battuta sul flottante l'hanno fatta, convenendo, in modo un po' formalistico, che quel che conta sono solo le azioni vincolate dagli accordi. Il resto, di fatto, si può considerare a tutti gli effetti flottante.
Il nuovo amministratore delegato, Pietro Scott Jovane, non ha illustrato neanche una riga del nuovo piano. Sarebbe stato decisamente prematuro. Si rimanda così tutto, dismissioni dei palazzi ed eventuali aumenti di capitale, al prossimo patto che verrà convocato dopo il consiglio di amministrazione.

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La più grande partita editoriale del momento riguarda però La7. Questione sul quale il cuoco, a causa dei suoi weekend, è in smaccato conflitto di interessi. Lunedì scadono le manifestazioni, sempre, di interesse. L'azienda spera di recuperare tra i 100 e i 200 (ipotesi ottimistica) milioni di euro. In corsa ci sono diversi gruppi. Alcuni di loro più che in corsa sono interessati a vedere i dettagli più segreti dell'emittente televisiva: quella che in gergo si chiama data room. Nel memorandum di informazioni per la cessione della sola rete televisiva (sono 52 pagine) si mettono in evidenza le prospettive di costi, ricavi e perdite: 81 milioni quelle previste per quest'anno. Gli acquirenti hanno a disposizione tre opzioni (e dunque tre info memo): quello per le torri, quello per la tv e quello per entrambi. Dunque attenzione a capire bene chi è interessato a cosa.
I tempi sono stretti, poiché il management di Telecom ha intenzione di vendere tutto entro la fine dell'anno. Difficile poi pensare ad una cessione delle tv in piena campagna elettorale: o meglio il processo rischia di venire inquinato. Il punto centrale di tutta la partita, come ci ha detto uno dei concorrenti, si chiama Cairo. Il vulcanico editore è concorrente esso stesso. Ma ciò che conta è il suo contratto di pubblicità con La7. Scartabellando l'information memorandum si nota come le commissioni di Cairo sulla raccolta pubblicitaria siano superiori al 35 per cento del lordo. Una bella cifretta davvero. Ciò che non si legge, e che è di interesse dei potenziali acquirenti, è la struttura commissionale.

Il timore, più che fondato, è che a Cairo sia riconosciuta, superato un certo minimo, una crescita più che proporzionale delle commissioni rispetto alla raccolta. Insomma più è bravo Cairo e più viene premiato: come una dura tassa ha un andamento fortemente progressivo e non proporzionale. Chi compra, compra anche questo accordo? E come se ne può eventualmente liberare?

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