Economia

"Il nostro fondo sovrano per portare il risparmio a finanziare la crescita"

Il solo 10% dei soldi italiani fermi in banca più il Recovery sarebbero già 650 miliardi da investire

"Il nostro fondo sovrano per portare il risparmio a finanziare la crescita"

L'onorevole di Forza Italia Sestino Giacomoni, presidente della Commissione di Vigilanza su Cdp, è il papà dell'emendamento che ha introdotto il fondo sovrano italiano: che tipo di investitore sarà?

«Ho fatto sì che si gettassero le basi per la nascita di un fondo sovrano, pubblico-privato, prevedendo che sul conto corrente dove il governo depositerà i 44 miliardi di «Patrimonio Destinato», gestiti da Cdp, ci sia anche la possibilità di far affluire il risparmio delle famiglie, fondi pensione e casse di previdenza, da far gestire anche alle SGR italiane».

In quali asset investirà?

È necessario utilizzare al meglio le risorse pubbliche, ma ancor più i risparmi privati: il tema è il loro bilanciamento. In Italia manca la cultura dell'investimento. Siamo grandi risparmiatori ma poi non sappiamo tradurre in crescita la nostra capacità di fare sacrifici. Gli italiani devono diventare soci del loro futuro. Investire significa guardare alla crescita, e ci sono esempi nel Mondo a cui ispirarci».

Il modello è quello del fondo sovrano norvegese?

«Certo. Pensi che il fondo norvegese nel 1998 gestiva solo 44 miliardi, la stessa cifra prevista per Patrimonio Destinato, e oggi è arrivato a gestire 1.100 miliardi di euro».

Per essere italiano da quali fonti sarà alimentato?

«Vede, in Italia non abbiamo scoperto il petrolio, come è capitato nel 1969 in Norvegia, ma le nostre ricchezze sono il made in Italy, il risparmio, patrimonio culturale. Sui conti correnti ci sono attualmente oltre 1.500 miliardi e i risparmi investiti nel settore mobiliare ammontano ad oltre 4.400: se solo il 10% dei nostri risparmi fosse indirizzato verso il fondo sovrano italiano, si partirebbe subito con oltre 400 miliardi a cui andrebbero aggiunti i 44 di Patrimonio Destinato e i 209 del Recovery Fund: avremmo oltre 650 miliardi da investire nell'economia reale del nostro Paese. A garanzia del fondo potremmo mettere poi i beni immobili pubblici ed il nostro patrimonio artistico e culturale».

Quale sarà il ruolo di Cdp? E del risparmio postale?

«Il ruolo di Cassa deve evolversi e innovarsi. Le strategie da perseguire saranno necessariamente di natura politica, come l'individuazione dei settori economici di cui favorire lo sviluppo. Questi investimenti però devono sempre rispondere ai requisiti di sostenibilità economica-finanziaria e di redditività. Cdp non può certo diventare una nuova Iri, esposta alle pressioni del governo di turno. Gli investimenti di Cdp, quali essi siano, devono sempre seguire logiche di mercato non logiche politiche. Il mercato ha sempre fatto meglio dello Stato».

Nel fono sovrano potrebbero confluire anche i fondi recovery?

«Sarebbe il modo migliore per essere certi che vengano investiti nell'economia reale, ma non sono sicuro che il governo sia intenzionato a percorrere questa strada».

Che tipo di azionariato e di governance ha in mente per il fondo sovrano?

Un ruolo da traghettatore (bridge financing) e non da timoniere. Il ruolo dello Stato e di Cassa non è quello di controllare le aziende, ma di favorire la crescita economica del Paese, attraverso il sostegno alle aziende e, al tempo stesso, la prospettiva di ritorni adeguati ai risparmiatori, anche attraverso incentivi fiscali, sul modello dei Piani Individuali di Risparmio (Pir).

Visti poi i rendimenti negativi dei titoli governativi nel mondo, gli investimenti nelle attività produttive possono essere un'ottima alternativa e il fondo sovrano certamente uno strumento in più a disposizione dei risparmiatori.

Commenti