Nuovo allarme Bce sul Monte Paschi

Piano a rischio se c'è stretta sulle sofferenze. Il ritorno in Borsa ci costa 1,8 miliardi

Nuovo allarme Bce sul Monte Paschi

Mps oggi torna in Piazza Affari. Chi deciderà di investire sul titolo, sospeso dal 22 dicembre, non dovrà scoprire altra polvere sotto al tappeto senese.

Dal corposo documento informativo approvato ieri dalla Consob, una sorta di passaporto per la Borsa, si capisce che la telenovela senese potrebbe non essere finita: il «consolidamento della reputazione» di Mps è «ancora debole, seppure in graduale miglioramento», riporta la valutazione Srep consegnata a giugno dalla Bce all'istituto e condotta nel 2016. Tra i profili di debolezza, la Vigilanza segnala «la non completa capacità di implementare ed eseguire le strategie individuate dal cda, ad esempio tramite azioni commerciali efficaci» e «la qualità del credito, in relazione al livello elevato e superiore alla media degli npl». Proprio l'incidenza dei crediti deteriorati lordi resta «superiore a quella dei primi 5 gruppi bancari italiani», quindi oltre allo stesso Monte, Unicredit, Intesa, Ubi e Banco Bpm. Con il piano di rilancio il peso al 31 dicembre 2019 e al 31 dicembre 2021 «risulta superiore rispetto al corrispondente dato medio delle banche europee riferito al 31 dicembre 2016». Non solo. Qualora la nuova stretta della Bce per la gestione degli npl venisse approvata dalla Vigilanza Ue sostanzialmente nei medesimi termini rappresentati in sede di consultazione, «potrebbe rendersi necessario per la banca incrementare i livelli di copertura a partire dal 2018» e ciò potrebbe portare al «mancato raggiungimento degli obiettivi del piano. Francoforte ha, infine, introdotto requisiti patrimoniali aggiuntivi nei confronti delle controllate estere, la francese Mps Banque e la belga Mp Belgio, che devono essere cedute dal Monte ma la cui situazione viene definita piuttosto critica. In caso di mancata vendita, si legge nel documento di registrazione, la capogruppo dovrebbe mettere in piedi misure alternative, tra le quali limitare le attività delle due banche a quelle strettamente finalizzate alla riduzione degli impieghi escludendone lo sviluppo di nuove attività con un rischioso impatto in termini di costi aggiuntivi e di riduzione della raccolta.

Cartellino giallo anche sul modello di business per il «persistere della bassa redditività della banca e per l'insufficiente capacità di creazione di capitale interno». Non sono poi del tutto adeguati il sistema di governo dei rischi e gli aspetti organizzativi. In caso di stress, insomma, il «nuovo» Monte rischierebbe una forte ricaduta. La banca resta quindi una osservata speciale tanto che a novembre la Bce farà una nuova ispezione dopo quella della scorsa primavera concentrandosi sulla revisione dei modelli interni sul rischio di credito e sulle esposizioni retail con garanzie immobiliari.

Alla luce di queste incertezze quanto varrà Mps sul mercato? Borsa italiana ha già avvisato che oggi il prezzo iniziale sarà totalmente al buio. Gli operatori faranno la loro proposta e così si creerà il prezzo nel corso della prima giornata di contrattazioni. Nelle sale operative si sta comunque valutando un valore di partenza attorno a 4,3 euro pari a circa 0,46 volte il patrimonio tangibile. E di fatto la banca ha confermato questo valore nel documento di riammissione in Borsa, valorizzando «prudenzialmente, al 30 settembre, le proprie azioni ordinarie a 4,28 euro». Ma, viene specificato nella nota informativa, «il prezzo che si determinerà al riavvio delle negoziazioni potrebbe discostarsi anche sensibilmente rispetto a tale valore». Se i 4,3 euro fossero confermati, significherebbe una minusvalenza potenziale per lo Stato azionista di circa 1,8 miliardi.

Sulla testa del nuovo «Monte di Stato» pendono 4,2 miliardi di risarcimenti se venissero perse tutte le cause - civili, penali e amministrative - pendenti nei suoi confronti.

E dal documento sulla quotazione si scopre anche un altro filone di inchiesta aperta dalla procura di Milano a carico di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola (rispettivamente ex presidente ed ex ad) per ostacolo alla Vigilanza in relazione a mancate informazioni sulla contabilizzazione delle operazioni Santorini ed Alexandria.

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