Economia

"Opa ostile straniera su una banca italiana: Parigi la fermerebbe"

"Apprezzo le intenzioni dei transalpini, ma per le imprese della Valtellina sarebbe meglio un istituto vicino al credito cooperativo"

"Opa ostile straniera su una banca italiana: Parigi la fermerebbe"

L'Opa di Credit Agricole sul Creval preoccupa la Valtellina?

«Ho ricevuto diverse sollecitazioni da parte del territorio che teme di diventare protagonista di un film già visto con il depauperamento di un'area produttiva come quella di Sondrio», dice Marco Osnato, deputato di Fratelli d'Italia eletto nella circoscrizione Lombardia 2 per il Centro Destra.

Temete i francesi?

«Mi chiedo perché si consenta a una banca francese di fare un'Opa ostile su una banca italiana, per di più risanata con i sacrifici dei piccoli azionisti. Non era mai accaduto prima. In Francia non lo avrebbero permesso».

Perché il governo non ha usato il golden power?

«Esiste una sorta di riluttanza governativa a esercitare il golden power nei confronti della Francia, nonostante la colonizzazione della finanza italiana che, come evidenziato del Copasir, Parigi sta portando avanti da anni».

Però il cda non ha contestato la valenza strategica, ma solo il prezzo.

«Il problema, al di là delle rassicurazioni del Credit Agricole sul fronte occupazionale che pure apprezzo riguarda l'erogazione del credito a sostegno delle numerose realtà imprenditoriali della Valtellina, che potrebbero essere a rischio».

Quindi lei sarebbe contrario all'unione con l'Agricole anche se francesi rilanciassero sul prezzo?

«La mia opposizione è più a livello strategico. Temo le ripercussioni e l'impatto sul territorio di una stretta del credito. Certo è che, alle condizioni attuali, l'Agricole ha lanciato un'offerta a costo zero, che si ripaga con i soldi del Creval e degli italiani. I francesi valutano la banca 737 milioni, cifra che sarebbe subito compensata dai 321 milioni di beneficio dei crediti fiscali e dai 400 milioni di eccesso di capitale».

Ma quali sarebbero le alternative?

«Non sono contrario alle fusioni, ma non credo vadano imposte. Creval potrebbe trovare un naturale sbocco con banche più vicine alle sue radici che affondano nel credito cooperativo, come la Sondrio o Bper.

Senza considerare che Creval ha le forze per proseguire anche da sola».

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