Il «Dieselgate» di Volkswagen rischia ora di mettere nei guai sette Paesi europei: Germania, Regno Unito, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Grecia, Lituania e Spagna. La Commissione Ue ha infatti avviato contro di essi la procedura di infrazione per non aver predisposto sistemi sanzionatori per scoraggiare i produttori di automobili a violare le norme sulle emissioni o per non aver applicato multe dove si è verificata una violazione della legge.
In pratica, accusa Bruxelles, questi Paesi avrebbero omologato i modelli Volkswagen con il software taroccato senza avvisare del problema le autorità europee. La stessa Commissione, inoltre, ritiene che Germania e Regno Unito abbiano infranto la legge rifiutando di rivelare, quando richiesto, tutte le informazioni tecniche raccolte nelle loro indagini nazionali sulle potenziali irregolarità negli scarichi degli ossidi di azoto e sulle emissioni di auto del Gruppo Volkswagen, e di quelle di altri costruttori sul loro territorio. I sette Paesi hanno ora due mesi per rispondere alle argomentazioni dalla Commissione.
Nel mirino della Ue non figura, almeno per ora, l'Italia. In giugno il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, aveva comunicato a Bruxelles che dalle analisi eseguite «solo Volkswagen ha montato defeat devices, grazie ai quali le emissioni su strada sono molto più elevate che in laboratorio».
Non si è fatta attendere la replica di Berlino alle accuse mosse: «La procedura d'infrazione è ingiustificata; siamo stati gli unici in Europa ad avere implementato misure immediate al fine di evitare l'uso di sistemi di manipolazione», puntualizza in una nota il ministero dei Trasporti tedesco.
Imbarazzo in vista, intanto, per il ceo del Gruppo Volkswagen, Matthias Mueller, dopo che il governo tedesco ha disposto indagini per capire se anche Porsche ha utilizzato il software illegale per mascherare le emissioni dei gas di scarico. Proprio Mueller, prima di salire al vertice di Wolfsburg, era alla guida di Porsche all'interno del gruppo. Un'indagine parallela riguarda anche Audi.
Il Tar del Lazio ha infine confermato, nei giorni scorsi, la multa da 5 milioni inflitta dall'Antitrust nell'agosto scorso a Volkswagen, accusata di pratica commerciale scorretta per la manipolazione del sistema di controllo delle emissioni. A esprimere soddisfazione sono le associazioni dei consumatori. «Ottima notizia - il commento di Filippo Caracciolo (Unione nazionale consumatori) -: ci dispiace solo che non ne nasca una forma di indennizzo nonostante le ragionevoli proposte formulate da più parti.
Confidiamo che in futuro l'azione dell'Antitrust possa contribuire a migliorare quel dialogo costruttivo tra associazioni di consumatori e imprese che finora è stato episodico». La stessa associazione aveva proposto un bonus come supervalutazione dell'usato per l'acquisto di un altro veicolo nuovo presso una concessionaria ufficiale, con condizioni di finanziamento agevolate.
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