Economia

Ora nell'agenda di Mps spunta il cambio dell'ad

A Siena si studia una soluzione soft per evitare gli errori di Unicredit. Che in Borsa tira il freno

Camilla Conti

Il rimbalzo non è durato a lungo. I titoli bancari ieri hanno infatti ripreso a scendere di quota a Piazza Affari. Compresa Mps che ieri ha lasciato sul terreno l'1,9% a 0,23 euro. Lo smaltimento di 27 miliardi di sofferenze lorde messo in campo dal fondo Atlante e l'effettivo importo dell'aumento di capitale (il cda ha approvato fino a 5 miliardi) sono i due punti caldi del piano concordato con la Bce. Ma al centro delle valutazioni dei soci ci sarebbe anche un cambio al timone della banca senese, oggi affidato a Fabrizio Viola, da studiare senza commettere gli stessi errori cui si è assistito in casa Unicredit ovvero evitando il toto-candidati e il lungo tira e molla fra azionisti. «Viola verrà sostituito senza strappi e quando ci sarà la certezza sul nome del suo sostituto», spiegano fonti finanziarie. Che segnalano, inoltre, il ruolo attivo dell'ex patron delle torri Ei Towers Alessandro Falciai (socio con circa l'1,8% e consigliere di amministrazione di Rocca Salimbeni) per sensibilizzare nuovi investitori facendo anche leva sui rapporti con i sudamericani di Fintech (oggi al 2,4% di Mps) «molto rassicurati dall'autorevolezza del presidente del Monte, Massimo Tononi nelle relazioni con Draghi a Francoforte», aggiunge la fonte.

Oltre al Monte, l'altra sorvegliata speciale del listino è Unicredit, reduce dal rally delle ultime sedute. Le azioni della banca guidata da Jean Pierre Mustier hanno chiuso in calo del 3,7% a 2,17 euro in attesa di conferme ufficiale all'interesse della compagnia polacca Pzu per la controllata Pekao dopo le voci su un incontro fra le parti che si sarebbe tenuto ieri a Milano. Alle mosse in Est Europa, si sono aggiunti nuovi rumors sulla costituzione di un polo del risparmio gestito attraverso una fusione o uno scambio azionario tra la controllata Finecobank (di cui Unicredit possiede ancora il 56%) e Banca Generali. Le voci per ora non trovano conferma ma gli analisti hanno iniziato a delineare i possibili scenari: per quelli di Akros l'operazione è possibile ma solo dopo la cessione della totalità delle quote di Pioneer. Opposta la posizione di Equita, che la ritiene una soluzione «complicata e piena di rischi» considerando anche che, in caso di fusione, Generali avrebbe il 20% del nuovo gruppo, mentre Unicredit il 29% e non avrebbe un beneficio in termini di Cet1. Gli esperti di Banca Imi guardano piuttosto alle conseguenze della vendita delle attività più redditizie che potrebbe indebolire significativamente il patrimonio dell'istituto.

A Piazza Affari, ieri, hanno intanto perso terreno anche Ubi (-2,1%), Bpm (-2,8%), il Banco Popolare (-2,8%) e Bper che ha ceduto quasi il 3% nel giorno del cda che ha riaperto il dossier sulle quattro good bank per un esame di carattere generale. Secondo le indiscrezioni circolate in questi giorni Bper potrebbe essere interessata in particolare a Etruria e Banca Marche, ma al momento è troppo presto per capire se l'istituto emiliano presenterà o meno un'offerta concreta.

Si chiama invece fuori dalla partita Ubi Banca, che alcuni rumors accostavano a Cariferrara.

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