Parte la corsa alla conversione dei bond

Occhi puntati su Unicredit e sulle ex popolari venete. Titoli a picco in Borsa

La conversione di 4,3 miliardi di euro di bond subordinati lanciata lo scorso 15 novembre dal Monte dei Paschi, potrebbe fare scuola. Secondo indiscrezioni raccolte ieri sul mercato, infatti, a seguire la stessa strada potrebbero essere Unicredit (convertendo una parte delle obbligazioni) e in seguito anche le ex Popolari venete e altri istituti alle prese con il rafforzamento degli indici patrimoniali. E nel mirino potrebbe finire, come a Siena, anche il retail ovvero i bond nei portafogli dei piccoli risparmiatori.

Nel caso di Unicredit, tali voci si aggiungono a quelle sui maxi-accantonamenti per circa 7-8 miliardi di euro che la banca milanese starebbe pianificando per aumentare la copertura dei cosiddetti npl dall'attuale 62% al 77 per cento. Al 30 settembre il gruppo aveva a bilancio 51,3 miliardi di sofferenze lorde, coperte al 61,9% e quindi svalutate al 38,1%, valore che resta più alto rispetto a quello riconosciuto dal mercato. Il titolo in Borsa ha così chiuso la seduta in calo del 4,76% sul filo dei 2 euro dopo essere stato anche sospeso in asta di volatilità nel corso del pomeriggio.

La girandola di rumor circolate negli ultimi giorni si fermerà il prossimo 13 dicembre quando l'ad Jean Pierre Mustier toglierà il velo al nuovo piano industriale e al maxi riassetto del gruppo. Compreso l'effettivo importo dell'aumento di capitale che secondo le stime oscilla fra i 10 e i 13 miliardi. Nel frattempo, si stringe per la selezione delle offerte arrivate per la controllata Pioneer (in campo ci sono la cordata Poste-Anima-Cdp, Amundi, Macquarie e Ameriprise Financial) mentre la prossima settimana entreranno nel vivo le trattative sul prezzo della cessione della polacca Pekao a Pzu e Pfr.

Intanto a Piazza Affari, la caduta di Unicredit non è rimasta isolata. Anzi le indiscrezioni sulle coperture degli npl hanno trascinato al ribasso l'intero comparto in una seduta già nervosa per le dichiarazioni del vertice della Fed. «Queste coperture diventano i nuovi standard per tutte le banche», spiega un trader, aggiungendo che il mercato si sta dunque esercitando nel calcolare le necessità di capitale per gli altri istituti. Il Banco Popolare ha così perso il 5,6%, Bpm il 5,04%, Bper il 4,2%. In rosso anche Mps (-3,2%), Mediobanca (-2,2%), Ubi (-1,7%) e Intesa Sanpaolo (-1,1%).

Ieri sul sistema bancario è intervenuto il presidente di Intesa, Gian Maria Gros-Pietro, sottolineando in un convegno alla Camera che «c'e la tendenza, spinta dal comitato di Basilea, ad alzare il livello del capitale chiesto alle banche. Questo, paradossalmente, sarebbe per diminuire il rischio.

Ma se le banche finanziano l'economia reale e se si chiede un aumento della dotazione di capitale a parità di impieghi e siamo in una situazione in cui il rendimento del capitale proprio delle banche è inferiore al costo di quello di Borsa, è evidente che le banche non possono aumentare la dotazione di capitale proprio, possono solo ridurre gli impieghi».

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