«Il peggio è passato. Puntiamo a un'inversione di tendenza nel secondo semestre». La frase che vorremmo sentir pronunciata da governanti, economisti e catastrofisti, appartiene invece ad Andrea Ragnetti, amministratore delegato dell'Alitalia che con questo atteggiamento ottimista ha presentato i conti del primo semestre 2012. Non si tratta di conti in ordine: come anticipato su queste colonne, 201 milioni di perdita netta (169 a livello operativo), ovvero 1,11 milioni di perdita al giorno. Una perdita più che doppia rispetto al primo semestre 2011, quando fu arginata a 94 milioni. I quesiti dunque sono due: perchè Alitalia quest'anno ha perso così tanto? E che cosa sostanzia la visione rosea di Ragnetti, che conferma il proprio impegno di chiudere il 2013 in utile?
La prima risposta è legata al costo del carburante, che è rincarato del 7,4% e che pesa per il 33% sui costi; e al cambio del dollaro, valuta principale degli acquisti, rincarato del 6%. Alitalia ha ridotto l'offerta del 3,7%, ha trasportato un numero di passeggeri stabile (11,125 milioni, - 0,8%), ha ottimizzato la capacità riempiendo meglio gli aerei (71,1% di fattore di riempimento) e ha persino aumentato i ricavi, da 1.620 a 1.686 milioni. Ma tutto ciò evidentemente non è bastato, e, facendo un calcolo grossolano, per ogni biglietto staccato ha incassato 18 euro meno di quanto ha speso.
La seconda risposta resta più vaga. Nel comunicato ufficiale emesso ieri si dichiara che le attese per la seconda metà dell'anno sono improntate «a un cauto ottimismo» grazie «al naturale miglioramento della stagionalità» (d'estate e in autunno-inverno la gente vola di più), grazie «alle misure di contenimento dei costi» già prese e da prendere. Ragnetti è uomo di marketing e proprio sulla politica commerciale, e quindi su modalità e sistemi di vendita, punta la sua strategia che ha l'obiettivo, per i prossimi tre anni, di «accelerare la crescita dei ricavi» capace di sostenere anche gli investimenti per lo sviluppo.
Tra «le misure di contenimento dei costi» ancora da prendere, aleggiano i tagli al personale, ai quali ieri non si è fatto cenno. Si parla di una sforbiciata per 600 dipendenti, soprattutto impiegati, che arriverebbero a 1.000 contando anche i contratti a tempo determinato. Martedì prossimo Ragnetti incontrerà i sindacati.
Sul tavolo restano comunque due dossier capaci da soli di modificare il quadro delle attese: le condizioni poste dall'Antitrust per l'acquisto di WindJet (cessione di slot), che impongono un ripensamento dell'operazione; e l'analogo braccio di ferro con l'Autorità sulla Milano-Roma, che si gioca sul ruolo del treno ad alta velocità: è (come sostiene Alitalia) o non è (come dice l'Antitrust) un concorrente dell'aereo? In ottobre ci sarà il verdetto del Tar. Intanto, su questo tema, l'alleato Air France dà indirettamente una mano ad Alitalia decidendo di cancellare i voli Parigi-Strasburgo perchè il treno, appunto, non solo è un concorrente, ma è addirittura imbattibile.
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