Economia

Con le manette da innocenti. Ecco il nuovo Fisco del 2020

Fra pochi giorni scatterà il nuovo sistema per l'omessa comunicazione delle proprie entrate all'erario. Tra le misure previste, il rischio di finire in carcere anche se innocenti

Con le manette da innocenti. Ecco il nuovo Fisco del 2020

A partire dal nuovo anno chi non presenterà la dichiarazione dei redditi o quella Iva andrà incontro a pene pesantissime e, in certi casi, rischierà perfino di finire dritto in carcere.

Come ha sottolineato il quotidiano Libero, il nuovo sistema per l'omessa comunicazione delle proprie entrate all'erario prevede la galera ma anche la confisca dei beni. È tutto scritto nero su bianco nel decreto fiscale approvato dal Parlamento poco prima che scattassero le festività natalizie.

Il governo giallorosso ha messo nel mirino gli evasori fiscali, anche se la possibilità che le nuove regole siano un buco nell'acqua è altissimo. Già, perché trasformare l'Italia in una sorta di regime di polizia fiscale non aiuta nessuno e non risolve alcun problema. I dati parlano chiaro: al momento i detenuti per reati fiscali sono 217 e circa 60 sono in attesa di giudizio. Il carcere preventivo ancora prima di stabilire la colpevolezza del contribuente – ovvero una delle misure previste – contribuirà ad alimentare questi numeri senza sradicare la piaga dell'evasione. Con un piccolo particolare: le persone fermate nel 50% dei casi sono innocenti.

Il rischio di finire in carcere (anche se innocenti)

Ma cosa cambia veramente da gennaio? Intanto sono stati innalzati il minimo della pena (da un anno a sei mesi a due anni) e il massimo (da quattro a cinque anni) così da poter far scattare il citato carcere preventivo. Dunque, gli imputati per reati tributari potranno essere sbattuti in carcere fin da subito, in barba alla presunta innocenza e in nome di una rara ferocia inquisitoria.

In altre parole, quando il fisco si ritroverà di fronte a un caso di omessa dichiarazione o del sostituto d'imposta, invierà subito una segnalazione alla Procura. Quest'ultima valuterà il caso e chiederà al giudice per le indagini preliminari di ordinare l'arresto del contribuente segnalato. In un secondo momento le banche chiederanno alla persona finita nell'occhio del ciclone l'immediato ritiro dei finanziamenti e vedrà rovinarsi la sua reputazione. Pazienza se dopo qualche anno la stessa persona uscirà pulita dall'intera procedura, perché a quel punto il danno sarà enorme.

La soglia di punibilità passerà a 50mila euro di imposta evasa. Come se non bastasse, al fine di provare l'accusa, la Procura potrà ricorrere all'arma delle intercettazioni telefoniche, le quali potranno poi finire sui giornali. In mezzo a tutto questo, inoltre, la prescrizione è stata sostanzialmente abolita.

E chi presenta una dichiarazione infedele? Non finirà in carcere perché la pena prevista per un reato del genere non raggiunge i cinque anni.

Ma dovrà fare i conti con altre misure cautelari: dal divieto di espatrio all'obbligo (o divieto) di dimora fino ai possibili arresti domiciliari.

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