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Pensioni, ecco come cambiano gli assegni fascia per fascia

Dal prossimo gennaio via alla rimodulazione delle fasce di perequazione per i cittadini che percepiscono pensioni comprese tra le tre e le quattro volte il trattamento minimo Inps

Pensioni, ecco come cambiano gli assegni fascia per fascia

La manovra economica per il 2020 contiene alcune misure riguardanti il mondo delle pensioni.

Innanzitutto come cambiano gli assegni fascia per fascia? Secondo quanto riportato dal sito pensionioggi.it, a partire dal prossimo gennaio scatterà la rimodulazione delle fasce di perequazione per consentire ai pensionati l'adeguamento all'inflazione. La misura si rivolge a quei cittadini che percepiscono assegni compresi tra le tre e le quattro volte il trattamento minimo Inps nel fondo pensione lavoratori dipendenti. Sparisce, dunque l'adeguamento al 97%, come prevede invece l'attuale disciplina.

Le nuove fasce di rivalutazione per il 2020

Quando si parla di “trattamenti pensionistici compresi tra le tre e le quattro volte il minimo” ci riferiamo a compensi che rientrano tra i 1500 e i 2000 euro mensili lordi. Proprio questi compensi saranno oggetto di un incremento, seppur per certi versi irrisorio, nell'ordine di pochi centesimi aggiuntivi. Facciamo qualche esempio: chi riceve un assegno mensile di 1600 euro lordi al 31 dicembre 2019, con un'inflazione all’1%, assisterà a un aumento fino a 1616 euro. E tutto questo è possibile grazie alla manovra attuale, perché con la normativa vigente lo stesso pensionato avrebbe avuto un aumento più basso: 1615,52.

Chi rientra nella fascia di assegno che va da oltre quattro fino a cinque volte il minimo si dovrà accontentare di una copertura dell'inflazione pari al 77%. La stessa copertura scende sempre di più mano a mano che aumentano gli assegni: arriva al 52% per chi si ritrova oltre cinque e fino a 6 volte il minimo, al 47% per la fascia oltre sei e fino a 8, al 45% per chi si colloca oltre 8 e fino 9 volte il minimo e al 40% per chi va oltre 9 volte il minimo. Non tutti, come detto, potranno beneficiare della piena rivalutazione, perché a essere interamente coperti saranno solo quegli assegni di importo complessivo pari o inferiore a circa 1522,26, cioè tre volte il trattamento minimo Inps. In definitiva, per gli altri non cambierà niente.

Nel documento di sintesi della manovra si fa riferimento anche a opzione donna e ape sociale, cioè l'anticipo pensionistico destinato per le categorie più deboli fino a 67 anni.

Sul fronte opzione donna, il regime agevolato comprenderà anche le lavoratrici nate nel periodo comprese tra il primo gennaio e il 31 dicembre del 1961 (che scende a 1960 per le autonome); per ottenerlo, bisognerà raggiungere i 58 anni di età (che sale a 59 per le citate autonome) e 35 di contributi entro il 31 dicembre 2019.

L'ape sociale resta fino al 31

dicembre 2020, con 63 anni e 30, oppure 36 anni di contributi a seconda dei vari profili di tutela; spariscono sia l'ape volontario sia quello aziendale. Nessuna modifica prevista anche per Quota 100, almeno fino al 2021.

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