Pesenti lascia, Rcs nella bufera

Pesenti lascia, Rcs nella bufera

Proprio mentre gli equilibri della politica vengono rivoluzionati dalla staffetta Letta-Renzi, il Corriere della Sera finisce nell'occhio del ciclone. Ieri si è saputo delle dimissioni di Carlo Pesenti dal cda di Rcs. Pesenti rappresenta una famiglia di imprenditori che da decenni sta nel capitale di Rcs, anche con un ruolo di collante tra altri azionisti spesso litigiosi. Ed è difficile non collegare la sua mossa con gli insulti che da qualche giorno sono tornati a scambiarsi tra loro John Elkann e Diego Della Valle, primo (con il 20,5% della Fiat di cui Elkann è presidente) e terzo (con il 9%) socio del gruppo. Al nipote dell'Avvocato mr. Tod's imputa scelte gestionali errate (l'aumento di capitale modesto, la cessione di Via Solferino) e correlate con i propri interessi (l'alleanza pubblicitaria tra Corriere e Stampa) portate avanti dall'ad Pietro Scott Jovane, messo in Rcs da Elkann con l'appoggio determinante di Intesa (6,5%) e Mediobanca (11,1%). Tanto che Della Valle pensa a un'azione di responsabilità contro Jovane. E chissà cosa ha pensato ieri quando, sul Fatto Quotidiano, si leggeva dell'acquisizione fatta da Jovane, senza passare dal cda, di un sito Internet di prenotazioni alberghiere (Hotelyo), venduto da un gruppo tra i cui soci ci sono Andrea e Anna Agnelli, cugini di Elkann.
È evidente che la posta in gioco è alta e che il collegamento con la staffetta al governo ci sta tutto: esce un premier che per posizioni (e silenzi) è apparso filo-Fiat e ne arriva (forse) un altro che si bacia con Della Valle allo stadio di Firenze e che con Marchionne ha avuto spesso e platealmente da ridire. Quindi il gioco è diventa chiaro: chi sta con Della Valle per tentare un ribaltone anti-Fiat?
In questo senso le dimissioni di Pesenti (che ha il 3,8% di Rcs) vanno interpretate: sbagliato pensare che siano un assist per i progetti del padrone della Fiorentina, ma certo sono un forte segnale di disagio. Pesenti, dopo le dimissioni di Paolo Merloni in primavera, era l'ultimo dei soci presenti anche in cda. Gli altri sono membri «indipendenti». Il suo passo indietro sottolinea una presa di distanza da un organo che alcuni ritengono svuotato di potere, dove Jovane non farebbe altro che registrare scelte già effettuate altrove, in accordo con qualche super socio.
Per capire come andrà a finire bisogna considerare, poi, che uno degli storici giocatori del tavolo Rcs è in uscita: Mediobanca (che dal 14,9 è già scesa all'11%) sta vendendo titoli sul mercato e ha deciso: a fine anno sarà a zero. Quindi è fuori dal gioco. E senza Piazzetta Cuccia diventano decisive le future mosse di attori quali Pirelli con il 5,5%, Unipol con il 5,6% e gli eredi Rotelli con il 3,3%. Per non parlare di Urbano Cairo: l'editore di La7 ha il 2,8%, ma da molti è considerato il socio «industriale» ideale per gestire e risanare il gruppo. Il presidente del Torino, in un'intervista al Giornale, non si è sbilanciato. Ma ha indicato la strada che intende seguire: quella di guardare con attenzione i prossimi conti di Rcs, che Jovane presenterà il 12 marzo.

E con ancora più interesse i primi mesi del 2014, per vedere se la cura funziona o meno. L'impressione è che alla fine sarà questo il banco di prova sul quale Jovane (e con lui Elkann) si potrà giocare le sue carte di fronte agli azionisti.

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