Economia

Il petrolio sprofonda sotto 30 dollari

Il Cartello vede ricavi ai minimi da 20 anni. Le mosse di Aramco

Il petrolio sprofonda sotto 30 dollari

La tempesta perfetta è anche affar loro, di quei Signori del petrolio che hanno pensato di litigare sull'ipotesi di un taglio della produzione nel momento in cui il mondo veniva aggredito alla gola dal coronavirus. Da allora le quotazioni si sono accartocciate, fino al punto di precipitare ieri sotto il 30 dollari il barile. Sul mercato Usa il Wti è scivolato a 29,76 dollari, con un calo di quasi il 10% che va sommato al -23% della scorsa settimana, la peggiore dal 2008, mentre il Brent ha ceduto l'8,86%, passando di mano a 30,85 dollari al barile. A determinare il tracollo, i timori delle ricadute che la pandemia avrà sul commercio globale, sull'industria turistica e su quella dei trasporti, con inevitabili riflessi sulla domanda d'energia, destinata a subire una contrazione.

L'Opec, più di tutti, è sulla linea di fuoco. E il suo segretario, Mohammed Barkindo, si prepara al peggio: «Se le attuali condizioni di mercato persistono, i ricavi da petrolio e gas» per alcuni paesi produttori «potranno scendere tra il 50% e l'85% nel 2020, raggiungendo il loro livello più basso in oltre 20 anni».

Una prospettiva che terrorizza molti membri del Cartello, le cui casse sono da tempo sotto stress. L'Arabia Saudita era stata infatti costretta a quotare Aramco per riequilibrare, in parte, i pesanti disavanzi accumulati. Ed è sul colosso energetico che il regno guidato da Mahammed bin Salman (nella foto) intende far leva per risollevare le quotazioni. Come? Attingendo agli stoccaggi. A partire da aprile, Aramco farà così salire a 12,3 milioni di barili al giorno la produzione, l'obiettivo che Ryad si è posta dopo aver rotto con la Russia sulla proposta di ridurre l'output di 1,5 milioni di barili. Il calo delle quotazioni dello scorso anno si è intanto fatto sentire sul bilancio di Aramco, i cui utili netti sono scesi del 21% a 330,69 miliardi di riyal. La mossa saudita potrebbe risultare inefficace. Anche perché le contromisure finora messe in campo non sono servite. Senza effetto anche la decisione, presa venerdì scorso da Donald Trump, di acquistare grandi quantità di petrolio da stoccare nella riserva strategica Usa.

Gli analisti pensano che la guerra tra i Paesi produttori farà scendere ancora le quotazioni non appena la caduta della domanda sarà confermata.

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