Piazza Affari è diventata più piccola

Nel 2022 il FtseMib ha ceduto il 13,3% zavorrato da guerra, inflazione e tassi alti

Piazza Affari è diventata più piccola

Tra maxi inflazione, crisi energetica e banche centrali che alzano i tassi quest'anno c'è stato ben poco da stare sereni. Ieri è andata in archivio l'ultima seduta di Borsa del 2022, con Piazza Affari che ha ceduto l'1,45% a 23.706 punti. Da inizio anno, il paniere principale di Milano ha lasciato sul terreno il 13,3 per cento. In ritirata la capitalizzazione complessiva, scesa a 626 miliardi di euro (il 33,9% del Pil) contro i 757 miliardi di fine 2021. In leggero aumento le società quotate, passate da 407 a 414. Nel corso dell'anno ci sono stati 22 delisting (a fronte di 29 ingressi), tra cui alcuni nomi eccellenti come Atlantia, Autogrill ed Exor. Il totale della raccolta delle Ipo è stato di 1.450 milioni. La migliore del Ftse Mib è stata Tenaris, che ha guadagnato il 75,3%, trainata dagli aumenti vertiginosi dei prezzi dell'energia. Lo scenario geopolitico, agitato dalla guerra in Ucraina e dalla crisi di Taiwan, ha creato appeal sul titolo di Leonardo, secondo per performance (+27,8%). Sul fronte opposto, il titolo peggiore è stato a Saipem (-75,7%), ed è andato malissimo il titolo di Telecom Italia che si è dimezzato in seguito ai tira e molla sulla vendita della rete. Intesa Sanpaolo è stata l'azione più scambiata con 62 miliardi di controvalore e Unicredit la prima per contratti: oltre 5,5 milioni. Continua l'ascesa degli Etf, i fondi di investimento quotati e gestiti in modo passivo. Il mercato gestito da Borsa Italiana ha visto scambi per 120 miliardi e quasi 8,8 milioni di contratti, che è il record storico.

Fuori dall'Italia, deboli il Dax di Francoforte (-12,3%) e il Cac 40 di Parigi (-9,5%). In difficoltà anche l'azionario statunitense, con l'S&P 500 che perde il 19,8% (a poche ore dalla chiusura) e il Nasdaq, il paniere dei titoli tecnologici, che ha concluso con un -33,5 per cento. Fa rumore il capitombolo di Meta (l'ex Facebook), che ha perso due terzi della sua capitalizzazione. E di Tesla (-65,6%), che ha pagato la distrazione del suo ceo e fondatore, Elon Musk, protagonista della controversa acquisizione di Twitter.

L'azionario con il fiato corto è una conseguenza dell'interventismo delle banche centrali, con Federal Reserve e Banca centrale europea in testa. A lungo l'inflazione è stata ritenuta un fenomeno transitorio, ma i dati allarmanti hanno portato in Usa come in Europa a cambiare rotta. Così Jerome Powell, capo della Fed, ha portato il costo del denaro al 4,5% e la Bce di Christine Lagarde si è accodata, con il tasso di riferimento arrivato al 2,5 per cento. Per entrambe non è finita qui. Ne è scaturita una tempesta perfetta che ha colpito l'azionario e anche le quotazioni dell'obbligazionario, con la montagna di debito emessa nel decennio di politica monetaria accomodante a perdere valore di pari passo con i tassi in risalita. Basti pensare che il Btp decennale italiano è arrivato a rendere il 4,7% contro l'1,18% di appena un anno fa. Di contro, questa asset class potrebbe ora conoscere un ritorno in auge tra gli investitori.

Infine, da segnalare il crollo delle criptovalute, con il Bitcoin che è arrivato a circa 16.500 dollari con un -64,2 per cento. Nel 2022 è crollata una delle piattaforme di trading cripto più grandi, Ftx. Una vicenda che ha occupato le cronache, soprattutto dopo l'arresto del suo fondatore, Sam Bankman Fried.

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