Il Pil Usa frena, Trump attacca Apple e Fed

The Donald: «No a sconti sui pezzi cinesi. Powell? È un macigno»

Il Pil Usa frena, Trump attacca Apple e Fed

L'economia americana rallenta ma Wall Street festeggia trimestrali migliori delle attese (il 40% delle società quotate sull'S&P 500 ha battuto le stime) e punta sul prossimo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. La banca centrale Usa si riunirà il 30 e il 31 luglio e, secondo gli esperti, invertirà la rotta di politica monetaria con un taglio di 25 punti base del costo del denaro, adeguandosi alle richieste della Casa Bianca. Su questa base alle ore 20 italiane l'S&P 500, l'indice più rappresentativo dell'economia Usa saliva dello 0,6%, oltre i tremila punti. «Il Pil nel secondo trimestre è cresciuto del 2,1% (dal +3,1% del primo trimestre ndr). «Non male considerando che abbiamo l'enorme macigno della Fed appeso al collo», ha commentato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump per poi aggiungere: «Con un'inflazione praticamente inesistente gli Usa sono pronti a mettere il turbo».

Trump ha poi attaccato la Francia per le tasse sulle società tecnologiche a stelle e strisce, minacciando ritorsioni sul vino ed è tornato a mettere sotto pressione Apple, affinché produca negli Stati Uniti. «Ad Apple non verranno date esenzioni sui dazi per componenti dei Mac Pro realizzate in Cina. Le produca negli Usa», ha infatti scritto il presidente Usa.

In merito al rapporto tra Washington e Pechino non paiono in effetti esserci all'orizzonte prossime schiarite. «Non mi aspetterei un grande accordo. La speranza è che le trattative ripartano da dove erano state lasciate a maggio», ha dichiarato il consigliere economico Larry Kudlow, ricordando come la Casa Bianca abbia sempre a disposizione altri dazi qualora i negoziati non dovessero prendere la direzione sperata. Il 30 luglio intanto il rappresentante commerciale Robert Lighthizer e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin saranno a Shanghai per discutere con il vice premier cinese Liu He.

Il rapporto con la Cina è stato messo nel mirino anche per quanto riguarda Google. Il finanziere Peter Thiel ha infatti chiesto a Fbi e Cia di indagare per determinare se nel motore di ricerca si sono «infiltrate» spie cinesi. Uno scenario smentito dalla società chiamata in causa e su cui Trump ha commentato via Twitter: «Potrebbero esserci oppure no timori di sicurezza nazionale in merito a Google e alla sua relazione con la Cina. Se c'è un problema, lo scopriremo».

La capogruppo Alphabet intanto ha pubblicato una trimestrale migliore delle attese e ha poi annunciato un buyback da record per 25 miliardi di dollari. Il colosso di Mountain View ha registrato 9,95 miliardi di profitti (dai 8,27 miliardi di un anno fa) e ricavi per 38,9 miliardi (+19%). Quanto alle altre big tech americane, Amazon ha chiuso il trimestre con un balzo dei ricavi del 20% a 63,4 miliardi di dollari e un utile di 2,6 miliardi (+4%).

Alla crescita della redditività del gruppo ha concorso il servizio Prime e il rafforzamento sui mercati esteri. Twitter infine ha sorpreso il con 1,119 miliardi di dollari di utile netto (da 100 milioni di un anno fa) e i 139 milioni di utenti attivi giornalieri (+14% rispetto al 2018), tra cui lo stesso Trump.

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