Pirelli, Tronchetti scioglie tutti i patti con i Malacalza

Dopo la dichiarazione di guerra tra Marco Tronchetti Provera e la famiglia Malacalza sull'asse Gpi-Camfin-Pirelli e l'avvio delle ostilità con la creazione di una newco, il passo successivo non poteva che essere la disdetta dei patti che legano il numero uno della Bicocca alla famiglia genovese.
La prima a muoversi è stata Gpi (controllata al 57,5% da Mtp spa, che ha anch'essa disdettato l'accordo). Il cda ha sciolto l'intesa parasociale con Malacalza Investimenti (30,9%) in scadenza il 20 luglio. Contestualmente è stata rigettata formalmente la richiesta di recesso dei soci liguri nel patto Camfin (46,2% Gpi e 12,4% Malacalza) legata al bond convertibile nel 5% di Pirelli da 150 milioni (emesso il 12 ottobre e da ieri quotato a Francoforte). La motivazione è legata non solo al parere pro veritate del professor Franco Anelli: non si è verificata una condizione per il recesso (il trasferimento di azioni Pirelli) perché i titoli non erano afferenti al patto. Ma anche alle precondizioni dell'accordo stesso con i Malacalza: la quota Pirelli fuori patto avrebbe potuto essere alienata per ridurre il debito (circostanza che ricomprende anche un convertibile). Ovviamente, gli imprenditori liguri continueranno a esperire le vie legali seguiti da Sergio Erede, già a fianco dei Salini nella guerra-Impregilo.
La conseguenza è che le trattative per l'ingresso a monte di Clessidra e Investindustrial (l'esclusiva scade il 15 dicembre) e successivo accorciamento della catena di controllo dovranno conciliarsi con i Malacalza, come esplicitato dallo stesso Andrea Bonomi.

Intanto il cda di Gpi ha deliberato all'unanimità di eseguire entro il 15 gennaio l'aumento di capitale di 45 milioni per ripianare il debito in scadenza a fine anno. Mtp spa, Malacalza e Alberto Pirelli aderiranno pro quota.

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