Il premier si svegli, o l’Italia affonderà

Dopo il crac greco e il maxiprestito alla Spagna, Monti non ha vie d’uscita: deve pensare solo alla crescita

Il premier si svegli, o l’Italia affonderà

Meglio tardi che mai, si potrebbe dire per il prestito di 100 miliardi del Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria (Fesf) alla Spagna per l’intervento a favore delle sue banche, che al momento hanno bisogno di 40 miliardi, per ricostituire il loro capitale. L’intervento del Fesf non chiude la questione, secondo la valutazione internazionale, ma è solo l’annuncio che la Spagna è stata ricoverata in ospedale. Ciò potrebbe contagiare l’Italia, il prossimo soggetto a rischio. E ora il Fesf ha cento miliardi in meno e sui giornali finanziari internazionali si chiede se ciò che ha in dotazione basterebbe per l’Italia.
La «teoria del contagio», che ha grande credito perché evoca la diffusione dei virus, si basa sul venir meno del fattore «fiducia». Se è venuta meno per la Spagna, che pareva solida, lo stesso potrebbe accadere per l’Italia. Dunque il compito del nostro governo è quello di suscitare fiducia nell’Italia: che ha si un alto debito/Pil, ma un bassissimo deficit. Non c’è molto tempo da perdere al riguardo, perché siamo in recessione e a ciò si è aggiunto il terremoto con la perdita di una quota di Pil e il rischio di diminuzione dei flussi turistici sull’Adriatico. Il governo ha praticato la politica del rigore, ma con l’errore di operare tramite le imposte, in particolare sugli immobili: è l’anello più delicato della catena, come si vede dal caso spagnolo, e ha generato la recessione. E questa è aggravata dallo scarso credito. Il governo dei banchieri sino ad ora non ha fatto nulla sul fronte del credito alle imprese per non parlare di quello alle famiglie. E non ha fatto nulla anche sul fronte dei debiti della pubblica amministrazione, cioè dei crediti delle imprese che essa non paga. Non ha ancora controbilanciato il calo della domanda di consumi con il rilancio degli investimenti che si era tentato di fare con il pacchetto del ministro Romani, da allora bloccato. Non ha provveduto al rilancio delle imprese con una riforma del mercato del lavoro basata sui contratti aziendali flessibili orientati alla produttività. Il governo ha ora poco tempo davanti per controbattere la crisi di fiducia, si dedichi notte e giorno alla crescita anziché allo sport delle nomine alla Rai. E anche a livello internazionale mi pare che il nostro governo manchi di una linea di concretezza operativa. Monti continua a dedicarsi al futuribile degli eurobond, un pasticcio di proposte astratte, con l’aggiunta del frasario retorico sul bisogno di federalismo. Ma non ha preso una concreta iniziativa di mediazione nella diatriba che ha ritardato la soluzione del caso spagnolo, in cui si è perso del tempo prezioso, con discussioni di lana caprina. La Germania ha esitato parecchio prima di dire sì alla proposta della Commissione europea e di Draghi, presidente della Bce, di far intervenire il Fesf per le banche spagnole. La Francia era a favore dell’intervento, ma voleva che fosse richiesto dal governo di Madrid. Rajoy premier spagnolo alla fine ha ceduto, ottenendo che il prestito non implichi controlli sul suo bilancio, ma solo su quelli delle banche. Che cosa abbia detto o fatto l’Italia, che pure è coinvolta in prima persona, visto che secondo la finanza internazionale potrebbe essere il prossimo malato internazionale, da ricoverare nell’ospedale del Fesf, non si sa.
La speculazione finanziaria ha preso questo minuetto di indecisioni come manna per le sue operazioni al ribasso sull’euro e sui titoli spagnoli, nonché sugli italiani. Il ragionamento che si fa sulla Spagna è che essendo in recessione il suo rapporto debito/Pil sale perché si riduce il Pil. Sommato al deficit di bilancio, che comporta nuovo debito, ciò genera un aumento di 10 punti in un anno dal 70 verso l’80% del Pil.
L’Italia è al 120% del Pil: facendo scendere il Pil, se prolungata di due anni come stimano molti analisti, la recessione ci porterebbe al 123% del Pil, nonostante il bilancio vicino al pareggio. E ora c’è la polveriera delle elezioni in Grecia.

Se dessero luogo alla maggioranza di sinistra, che rifiuta l’accordo del precedente governo con l’Europa e il Fondo monetario, e lo vuole rinegoziare integralmente, ci sarebbe un nuovo problema su cui l’Europa dovrebbe decidere rapidamente. La velocità nel decidere è una cosa che fino ad ora ha scarseggiato. E che sembra scarseggiare nel governo dei tecnici italiano, che ha perso lo slancio iniziale.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica