Profondo rosso Volkswagen Il dieselgate costa 1,6 miliardi

Perdita record, taglio della cedola, accantonamenti da 16,2 miliardi. Le ripercussioni sulla holding Porsche

Profondo rosso Volkswagen Il dieselgate costa 1,6 miliardi

Volkswagen alza il velo sui dati del 2015, che saranno commentati più approfonditamente il 28 aprile a Wolfsburg. E per il colosso tedesco il dieselgate significa un profondo rosso e il crollo della cedola per gli azionisti. Un bagno di sangue, anche se il ceo Matthias Müller parla di «attività del gruppo in gran forma se si guardano i risultati al netto degli oneri straordinari». La perdita netta ammonta a circa 1,6 miliardi, il dividendo è stato tagliato del 97% (17 cent, ai minimi dal 2000) e gli oneri causati dallo scandalo delle centraline truccate sono quasi triplicati, portandosi a 16,2 dai precedenti 6,7 miliardi, tra cause aperte, avvocati, rimborsi e riparazioni. E se il risultato operativo di 12,8 miliardi è sostanzialmente stabile, per la prima volta dal 1993 l'utile netto va in rosso (10,4 miliardi nel 2014).

«Abbiamo la ferma intenzione e i mezzi per gestire la difficile situazione utilizzando le nostre risorse (liquidità netta di 24,5 miliardi)», ha aggiunto Müller. A tenere sono comunque le vendite (rialzo dei ricavi del 5,4% a 213 miliardi), smentendo le stime dello scorso autunno, derivanti dal crollo di fiducia del mercato nei confronti di un marchio che era associato alla solidità tedesca e a una certa attenzione verso l'ecologia. Per il 2016, il gruppo presenterà nuovi modelli con i suoi marchi, aspettandosi di raggiungere gli stessi livelli del 2015 in un mercato ancora impegnativo. ma con i volumi in Cina visti in crescita. Vw, in proposito, si aspetta effetti positivi dai programmi messi in campo da suoi marchi per migliorare l'efficienza. Con ricavi stimati in aumento del 5% nel 2016, a livello di risultato operativo l'attesa è per un ritorno sulle vendite tra il 5% e il 6%. Il profondo rosso di Vw pesa, in particolare, su Porsche SE (ha 30,8% della Casa di Wolfsburg). La holding dovrebbe accusare nel 2015 perdite, prima delle imposte, per 465 milioni, mentre grazie a rimborsi fiscali, dopo le tasse scenderanno a 273 milioni. L'utile netto è stimato a circa 871 milioni grazie alla cedola ricevuta da Volkswagen per il 2014.

Intanto le indagini negli Usa, anche se è stato raggiunto l'accordo che prevede il riacquisto o la sistemazione di 500mila vetture con il software truccato, andranno avanti ancora per mesi, mentre Wolfsburg deve ora accelerare sui richiami delle auto «taroccate» in Europa (circa 8,5 milioni di unità).

È di ieri, inoltre, la notizia che Volkswagen, con Audi, Porsche, Mercedes e Opel, ha concordato con le autorità tedesche il richiamo di 630mila auto per problemi nei sistemi di controllo delle emissioni. Il dieselgate, però, continua a a minacciare anche altri: gli Usa hanno messo nel mirino Mercedes, secondo cui le ipotesi di una class action nei suoi confronti sono però infondate. Per Berlino, inoltre, certe soluzioni tecniche presenti nelle vetture di altri marchi potrebbero essere non conformi alla normativa del Paese, possibilità rigettata dagli interessati.

Nel mirino sono finite anche Fiat, Alfa Romeo, Jeep, Chevrolet, Hyundai, Jaguar, Renault, Nissan, Suzuki, Dacia e Land Rover. Berlino ha comunque accertato che soltanto Vw ha manipolato illegalmente il software gestionale.

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