Le 111 aree industriali in provincia di Sondrio e le 26 zone industriali vicino ad Aosta sono praticamente prive di banda larga. E non sono le sole, nonostante l'alta velocità della rete sia essenziale nello sviluppo dell'industria 4.0 (ovvero che si serve, tra l'altro, intelligenza artificiale) e delle smart city, obiettivo di lungo corso del governo. La sorpresa poi è doppia se si considera che al vertice delle province meglio servite dalla banda larga, anche per quanto riguarda le aree industriali, ci sono Bari (nelle 63 zone industriali la copertura raggiunge il 90%) e Barletta-Andria-Trani (la copertura nelle 38 zone industriali raggiunge il 97%). Tra le aree meglio servite seguono, a distanza rispetto alle due province pugliesi, le 33 zone industriali di Genova (dove la copertura raggiunge il 73%), le 402 aree industriali di Milano (qui la copertura è al 75%) e le 194 aree industriali di Monza e Brianza (dove la copertura tocca il 69%). Lo evidenzia uno studio di EY che mette in luce un'Italia a due velocità.
Il rapporto di EY fotografa da un lato le città, dove la cablatura prosegue a ritmi sostenuti e comunque stabiliti dagli accordi europei (il 74% della popolazione è raggiunta dall'ultra broadband di rete fissa, mentre considerando l'ultra broadband di rete mobile si raggiunge il 99% della popolazione); dall'altro le aree periferiche dove la banda larga, spesso, non è mai neppure arrivata. E questo nonostante possano essere zone industriali localizzate in aree strategiche, come la Valtellina per l'appunto o anche le aree circostanti Biella e Bolzano. Secondo i dati raccolti dallo studio sono oltre 7mila le aree industriali (sulle 11.376 presenti nel Paese) prive di connessione veloce in fibra (ovvero sopra i 30 mbps) e per 1.700 di queste i servizi in banda larga di rete fissa non sono completamente disponibili.
«Il divario tra città e aree industriali è frutto di una mancata armonizzazione nella crescita delle reti con la ricorsa della cablatura nelle città più popolose e quindi a maggiore prospettiva di profitto, a discapito delle aree industriali. Senza considerare poi che i bandi pubblici Infratel per le aree bianche a fallimento di mercato, maggiormente presenti a Sud, hanno reso più omogenea queste aree rispetto, spesso, al Nord Italia», sostengono Fabrizio Pascale, media&tlc leader di EY Italia, e Silvestro Demarinis, senior manager sempre in EY. Per gli esperti peraltro il consolidamento in corso nell'ambito delle reti, sia per quanto riguarda l'ipotesi di future aggregazioni della rete di Telecom Italia a Open Fiber, sia il risiko nelle società più piccole, come quello guidato da F2i, potrebbero accelerare l'agognata cablatura anche delle aeree industriali. Tempo previsto? «Non meno di 48 mesi» sostengono i due consulenti di EY.
In questo scenario si inserisce il piano di Open Fiber che prevede investimenti per 6,5 miliardi per lo sviluppo della rete ultra broadband interamente in fibra ottica in 271 città e 7mila comuni circa.
La società, controllata da Enel e da Cdp, dopo aver vinto i primi due bandi Infratel per aree a fallimento di mercato (per la copertura di 6.753 comuni), si prepara a partecipare al terzo bando che sarà indetto a maggio riguarderà Calabria, Puglia e Sardegna.
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