Per l'Antitrust il servizio di consegna raccomandate non funziona come dovrebbe e quindi ha comminato a Poste Italiane 5 milioni di euro di multa, il massimo della sanzione erogabile. Ma per la società guidata da Matteo Del Fante la questione è «inaccettabile» e annuncia ricorso al Tar.
Ma quali sono le critiche mosse dal Garante? Al primo posto la mancata consegna delle raccomandate, con il proliferare degli avvisi di giacenza anche a fronte della comprovata presenza dei destinatari agli indirizzi di ricezione. L'Authority guidata da Roberto Rustichelli ha sottolineato che vi sono al riguardo «numerosissimi reclami dei consumatori che segnalano il mancato tentativo di consegna delle raccomandate, anche quando avevano la certezza di essere presenti nella propria abitazione».
Ma c'è dell'altro. L'Antitrust ha poi accertato «la sussistenza di omissioni informative anche nei messaggi pubblicitari di promozione del servizio di ritiro digitale delle raccomandate, in quanto non viene chiarito che tale servizio è utilizzabile per i soli invii originati digitalmente». Le condotte descritte provocano, inoltre, «gravi danni al sistema giustizia del Paese per i ritardi dovuti ad errate notifiche nell'espletamento dei processi, soprattutto quelli penali, con conseguente prescrizione di numerosi reati, come più volte affermato nelle Relazioni Annuali sullo stato della giustizia citate nel provvedimento».
Pronta la replica di Poste, secondo cui le accuse sono prive di fondamento. La società ha ribadito che le sue condotte commerciali sono corrette, improntate alla trasparenza e alla piena tutela dei clienti. Mentre le notifiche giudiziarie è un servizio del tutto differente dalle raccomandate, «rigorosamente disciplinato dal legislatore e in merito al quale, da decenni, Poste garantisce il corretto funzionamento del Sistema Giustizia su tutto il territorio nazionale». Quanto alle raccomandate, nel 2019 precisa Poste Italiane sono stati consegnati oltre 120 milioni di pezzi, ricevendo, nel medesimo periodo, meno di 1.000 reclami relativi agli avvisi di giacenza, pari allo 0,00008% del totale delle raccomandate regolarmente gestite.
Il Garante contesta inoltre il metodo con cui Poste ha gestito le raccomandate non consegnate. Poste si sarebbe limitata a redigere una lettera standard di riscontro ai reclami sull'emissione dell'avviso di giacenza, nonostante la presenza in casa del destinatario, che ribadiva la regolarità del recapito. E in caso di reiterati reclami si sarebbe limitata a «meri richiami» ai funzionari locali. Una prova a campione condotta da Agcm tra il 12 e il 22 gennaio scorsi nei centri di distribuzione di Napoli confermerebbe la sistematicità della «non consegna».
«In un significativo numero di casi - scrive l'Agcm - le raccomandate non consegnate presso lo stesso indirizzo (e dunque assegnate allo stesso portalettere) riportano sotto la casella della data dell'avviso di giacenza, lo stesso giorno e lo stesso orario rispetto alla stampa dell'avviso». Una coincidenza singolare che si sarebbe ripetuta per 3mila consegne in 10 giorni.
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