Economia

La Rai va a fondo nella gara tra tivù

Negli ultimi cinque anni i big della tivù italiana hanno lasciato per strada un miliardo tondo tondo di ricavi pubblicitari: la raccolta aggregata di Rai, Mediaset, Sky e La7 nel periodo 2008-2012 è calata del 20% da 5 a 4 miliardi. Il fatturato è sceso di meno, da 10,2 a 9,4 miliardi (-7,6%) grazie alla crescita dei ricavi pay, cioè abbonamenti e canone Rai, aumentati del 19,2% da 2,5 a 3 miliardi. È questa la fotografia dell'ufficio studi R&S di Mediobanca.
Impietosa, perché mette a nudo soprattutto la debolezza della Rai: nonostante l'aumento di un abbonamento obbligatorio quale è il canone (130 milioni in più, pari all'8%, lo stesso tasso di crescita degli abbonamenti «veri» di Sky), la tivù pubblica è crollata in questi 5 anni sotto i colpi della crisi perdendo la bellezza del 37% di pubblicità, pari a oltre 440 milioni volatilizzati. Nessuno dei concorrenti ha fatto peggio. Mediaset ha perso il 18,7% di pubblicità (la metà della Rai), La7 il 20%, Sky l'8%.
Ma che sia viale Mazzini il vaso di coccio della tivù italica lo dimostrano più di qualunque altro dato i numeri sull'occupazione e i multipli che ne derivano. Si parte dai dipendenti: 11.600, ancora in aumento. Il 3% in più in 5 anni, costano 88mila euro lordi cadauno. È lo stesso tasso di crescita di Sky. Peccato che la tivù di Rupert Murdoch in Italia abbia solo 4mila dipendenti, pagati in media 55mila euro. Mediaset, che ne ha 6.250 (stipendiati poco più che quelli Rai), nello stesso periodo ha ridotto la forza lavoro dell'1 per cento. Ma mentre Sky ha aumentato il fatturato per dipendente da 673 a 702mila euro, quello della Rai è crollato da 278 a 231mila. Un trend che vale a Sky il sorpasso sui ricavi ai danni della Rai, che in 5 anni ne ha persi il 15%, mentre la pay tivù è cresciuta del 7,4%.
In quanto a produttività, Sky e Mediaset viaggiano su un altro pianeta. Il valore aggiunto per dipendente dei due gruppi privati è simile (103-105mila euro) e ben lontano da quello delle reti pubbliche, sceso da 96 a 76mila euro. Ebbene, con un abbonamento obbligatorio che cresce allo stesso ritmo degli abbonamenti pay e il doppio e triplo dei dipendenti dei due grandi concorrenti, in cinque anni la Rai ha accumulato 408 milioni di perdite, a fronte dei 1.100 di utile di Mediaset e degli 802 di Sky Italia. Decisiva la scarsa efficienza produttiva, che è addirittura diventata negativa: nel 2012 Sky ha registrato un'incidenza del costo del lavoro sul valore aggiunto prodotto del 53%, migliore di quella di Mediaset (85%) e della Rai, che arriva al 116%. Vale a dire che il prodotto Rai vale meno del costo del lavoro che è stato necessario a produrlo: in viale Mazzini si lavora in perdita.
Capitolo a parte per La7 che, anno dopo anno, si rivela il peggiore degli affari possibili: nel periodo 2008-2012 le perdite cumulate di TiMedia sono arrivate a 546 milioni. Persino peggio della Rai. A La7 il costo del lavoro unitario è il più alto (94mila euro annui), e il valore aggiunto è negativo. Tutti dati che giustificano la decisione presa da Telecom di cedere la tivù a Urbano Cairo a costo zero.

Anzi con una dote di una novantina di milioni.

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