Per l'aumento da 421 milioni di Rcs è tutto pronto. Il cda - al quale ha partecipato anche l'ad di Banca Imi, Gaetano Micciché - ha approvato le condizioni dell'operazione. Saranno emesse 328,3 milioni di azioni ordinarie al prezzo di 1,235 euro nel rapporto di tre nuovi titoli ogni vecchio posseduto ragionato per un totale di 400 milioni circa. A queste si aggiungono 77,8 milioni di risparmio di nuova categoria B a 0,268 euro ogni vecchia detenuta per un totale di 21 milioni. Per entrambe le categorie di titoli lo sconto sul prezzo teorico ex diritto si aggira attorno al 30 per cento. La ricapitalizzazione partirà lunedì prossimo e i diritti saranno trattati in Borsa fino al 28 giugno per essere esercitati fino al 5 luglio. La Consob ha dato l'ok al prospetto. In Borsa dove nelle ultime due sedute Rcs ha recuperato il 28,4% (ieri +12,69% a 3,8 euro), un segnale della tendenza confermata dal board. Lo sconto si è attestato a un valore inferiore a quello di operazioni come Popolare Milano e Fondiaria, ma tale da invogliare sia nuovi che, soprattutto, i vecchi soci ad aderire.
Le uniche certezze risiedono proprio nella parte core del patto. Mediobanca sottoscriverà pro quota e manterrà il suo 13,7% cui si aggiungeranno i 12 milioni di impegno nel consorzio (forieri di un potenziale massimo del 2%). Lo stesso farà Fiat che si è detta disposta ad acquistare dagli altri pattisti diritti per un ulteriore 2,8%, per una partecipazione che potenzialmente può salire al 13,1 per cento. Intesa Sanpaolo, che ha il 4,9%, si è impegnata ad acquistare - in aggiunta - diritti per 10 milioni ma limitandosi alla sottoscrizione di un ulteriore 2,5% per cento massimo. Se si considera che Ca' de Sass ha il 40% del consorzio di garanzia che si è impegnato sull'inoptato per massimi 172,5 milioni, nell'ipotesi di adesioni attorno al 75% all'istituto guidato da Enrico Cucchiani potrebbe andare un ulteriore 6-7% circa (nell'ipotesi che il prezzo dei diritti tenda ad azzerarsi) ritrovandosi così immediatamente alle spalle di Mediobanca con il 13,4% circa. Aggiungendo Pirelli e Fonsai (5,2% ciascuno), Mittel (1,2%) ed Edison, si comprende come il patto - almeno fino al suo scioglimento - possa attestarsi ancora sopra il 50%, indipendentemente dalle scelte dei Pesenti che aderiranno parzialmente con il loro 7,4 per cento. Generali è invece destinata a ridursi allo 0,9% e i Merloni allo 0,5.
Fuori dal patto, però, si continua a giocare a carte coperte. Giuseppe Rotelli, con il suo 16,5%, non ha ancora ufficializzato la propria decisione. È certo che se non parte si diluirebbe attorno al 4,2%, mentre Diego Della Valle (8,8%), ove mai mostrasse ancora sgradimento per l'operazione, si ridurrebbe al 2,2 per cento. Il condizionale è d'obbligo perché ieri Mister Tod's, pur parzialmente accontentato in tema di prezzo, ha smentito le indiscrezioni circa una sua propensione ad aderire se non a aumentare la quota.
«Nessuna risposta convincente è stata data ai problemi sollevati», ha reso noto Della Valle che aveva chiesto al cda di fornire indicazioni sulla scelta di procedere all'aumento (e di non richiedere il concordato in bonis) adombrando l'ipotesi di un'azione di responsabilità contro l'ad Pietro Scott Jovane e il resto del board.
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