Rcs, l'offerta di Cairo al test della Borsa

Gli analisti: «Il titolo salirà». Il fronte dei contrari a consulto su un'eventuale contromossa

Cinzia Meoni

L'offerta lanciata venerdì scorso da Urbano Cairo su Rcs arriva alla prova della Borsa, mentre i soci di Via Solferino contrari all'Ops (Mediobanca, Pirelli, Unipol e Diego Della Valle), a cui fa capo complessivamente il 26% del capitale, stringono i contatti per valutare un'eventuale contromossa. Nulla è deciso, ma Piazza Affari sente vento di guerra: «È prevedibile che Rcs scatti in alto sin dall'apertura, quanto meno allineandosi con l'implicita valorizzazione effettuata da Cairo (0,551 euro che scende a 0,527 euro al netto del dividendo). Ma potrebbe anche spingersi oltre, sulla scommessa di un ritocco dell'offerta o di contromosse da parte di altri potenziali acquirenti», sostiene un operatore chiedendo l'anonimato.

L'offerta pubblica di scambio (Ops) dell'imprenditore torinese (0,12 titoli Cairo Communication per ogni azione Rcs), ha di certo mosso le acque della Rizzoli dopo l'annuncio dell'addio degli Agnelli (soci con il 16,7% tramite Fca). Peraltro, come notavano qualche settimana fa gli analisti di Mediobanca, l'uscita degli Agnelli, «aumentando la percezione di Rcs come gruppo indipendente, valorizza le quotazioni e, nel medio termine, qualcuno potrebbe decidere di assicurarsi il controllo del gruppo grazie all'attrattività delle attività detenute (a iniziare dal Corriere della Sera)».

Quanto alle possibili contromosse, il ragionamento è in corso ma il pallino resta nelle mani di Della Valle che con il 7,3% è di fatto il primo socio del Corriere visto che Piazzetta Cuccia (6,2%) è in uscita. L'obiettivo minimo sembra strappare qualcosa di più sul prezzo.

Cairo valorizzza circa 675 milioni, ovvero 6,7 volte il mol stimato dal piano industriale sul 2016, che peraltro, non tiene conto degli oneri non ricorrenti che sul 2015 hanno inciso molto (il mol, tenendo conto dei costi non ricorrenti scende da 71 a 16 milioni). In poche parole, se l'anno in corso dovesse registrare un simile andamento a livello di costi non ricorrenti sulla redditività, il multiplo potrebbe aumentare molto.

«Si tratta di un'offerta in linea con il settore che vale intorno alle 6-7 volte il mol. È un'offerta sensata posto che, per fine anno, Rcs non dovrebbe generare cassa», sostiene un altro analista. Certo Cairo in Borsa vale di più, 8,3 volte circa la previsione di mol 2016, ma porta in dote una cassa di 100 milioni, mentre su Rcs pesano 487 milioni di debiti. E le trattative con le banche creditrici proseguono da tempo. Insomma, quella di Cairo è una offerta di mercato.

Diversa tuttavia è la posizione del fronte del «no», che considera l'offerta incongrua e deve comunque fare i conti con diversi prezzi di carico. Si consideri, ad esempio, che Di.Vi, finanziaria di Della Valle a cui fa capo direttamente il 2,69%, ha in carico i titoli Rcs, stando all'ultimo bilancio pubblicato, a 1,055 euro, già oggetto di alcune svalutazioni. Comunque vada - nota un analista - per Rcs potrebbe essere l'uscita dal tunnel.

«Se l'offerta di Cairo o di altri dovesse andare a buon fine, si metterà la parola fine al rischio overhang (ovvero che l'uscita di Fca provochi una sovrabbondanza di titoli in Borsa) e a quello di un'imminente ricapitalizzazione».

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