Rcs, Della Valle riprova a «licenziare» Jovane

Rcs, Della Valle riprova a «licenziare» Jovane

Diego Della Valle ritenta di far saltare il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale del gruppo Rcs, così da togliere di mezzo il suo capo azienda Pietro Scott Jovane, voluto e protetto dal «nemico» John Elkann. Passa dalla lettera inviata giovedì a consiglieri e sindaci del gruppo editoriale l'ultima offensiva di Mr Tod's sul Corriere della Sera. L'imprenditore, cui fa capo l'8,9% di Rcs di cui critica da tempo la gestione, avrebbe già preannunciato un'azione di responsabilità: l'atto potrebbe essere completato dai legali in tempo per il consiglio di lunedì, così da preparare la successiva battaglia in assemblea.
Della Valle «ha un carattere passionale, nelle cose che dice alcune volte ci azzecca altre meno. Anche nei contenuti della lettera alcune cose sono condivisibili altre meno», ha voluto puntualizzare ieri Carlo Pesenti in mezzo al polverone sollevato dall'attacco di Mr Tod's. «Il cda di Rcs ha preso decisioni responsabili. Poi uno può avere posizioni più o meno critiche sui temi industriali e su questo ci si confronta», ha proseguito Pesenti che con Italcementi mantiene ancora il 3,8% del Corriere. In ogni caso - ha assicurato - Angelo Provasoli «è il presidente perfetto, il suo ruolo non è a rischio». Il board, che si terrà a Madrid ed è il primo dopo la decisione di chiudere il settimanale Il Mondo, farà poi un aggiornamento sulla gestione; mentre non sarebbe previsto l'esame del preconsuntivo 2013.
Della Valle, da subito avverso alla prospettiva di un Corriere trainato da Fiat, contesta soprattutto tre dei passi compiuti da Jovane negli ultimi mesi: le condizioni dell'aumento di capitale da 400 milioni conclusosi a luglio, che ha sancito l'egemonia del Lingotto con il raddoppio della sua partecipazione azionaria al 20,5%; la vendita della sede milanese di Via Solferino-San Marco al fondo americano Blackstone per un controvalore considerato da alcuni «da saldo» (120 milioni); la scelta di affidare allo stesso Corriere la raccolta pubblicitaria de La Stampa, storica proprietà della famiglia Agnelli.
All'interno de consiglio di amministrazione appaiono peraltro diversi i giudizi sull'operato di Jovane.

A partire dalla partita immobiliare, a proposito della quale non erano mancati i dubbi sia del presidente di Intesa Giovanni Bazoli (che possiede il 6,5% di Rcs) sia di Urbano Cairo (2,8%), che aveva denunciato il «rischio svendita» per Via Solferino.

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