«Debole, fragile e irregolare». Usa ben tre aggettivi, Mario Draghi, per definire la ripresa economica. Una recovery lungamente rincorsa dall'Eurozona, fiaccata dalla crisi del debito, dai conseguenti piani di salvataggio e da livelli di disoccupazione che restano «elevati», ma che molti Paesi, tra i quali l'Italia, non sono ancora riusciti ad agganciare. Continuano a pesare, tra l'altro, i «necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato». I miglioramenti dell'attività osservati in settembre dalla Bce, che ieri ha eccezionalmente tenuto la riunione del board a Parigi, non sono del resto così significativi da indurre l'Eurotower ad abbassare la guardia.
Insomma: tenuto conto che lo shutdown, ovvero il parziale stop delle attività del governo federale Usa scattato dopo la mancata approvazione della legge di bilancio, «è un rischio per la ripresa mondiale», a Eurolandia serve ancora la stampella della banca centrale. Sotto varie forme. I tassi, per cominciare, sono destinati a restare «al livello attuale o più basso» per tutto il tempo necessario. Draghi non ha comunque nascosto che durante la riunione parigina è stata presa in considerazione la possibilità di un taglio del costo del denaro, già al minimo storico dello 0,5%: «C'è stata una discussione, e come l'ultima volta, alcuni governatori hanno detto che il miglioramento dell'economia non giustificava una tale mossa e altri hanno detto il contrario. Alla fine, abbiamo deciso di lasciare i tassi al livello attuale».
È invece probabile che la Bce preferisca prima agire su un altro versante, varando una terza Ltro (Long term refinancing operation) riservata alle banche dopo le due aste con cui è stata assicurata al sistema, tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, una liquidità complessiva di 1.000 miliardi di euro.
«Siamo pronti a usare tutti gli strumenti a disposizione, compresa una nuova Ltro», ha assicurato l'ex governatore di Bankitalia. L'obiettivo della Bce è infatti quello di «garantire la liquidità del sistema bancario». A una condizione: nessuna iniezione di liquidità «deve andare a sostituire la mancanza di capitale» degli istituti.
Draghi è peraltro consapevole del mancato effetto di trasmissione all'economia reale delle cosiddette aste a rubinetto. Le banche italiane, per esempio, hanno preferito far provvista di bond italiani, anche per calmierare lo spread.
La rarefazione del credito è fenomeno che persiste. Le ragioni? «Sono complesse - ha ammesso Draghi - e riguardano sia la domanda sia l'offerta. I fattori sul fronte della domanda sono importanti e, su questo punto, i flussi di credito sono indicatori in ritardo di un ritorno alla crescita, l'alta avversione al rischio è molto importante.
E sempre a proposito delle banche, la Bce divulgherà nella seconda metà di ottobre i risultati dello studio sulla qualità dei loro asset.
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