Lo stretto monitoraggio della Consob su Rcs ha già sortito i primi effetti. Ieri sono state pubblicate le prime comunicazioni dei pattisti e dei soci rilevanti sull'adesione all'aumento. Come noto, Giuseppe Rotelli non aderirà: la sua finanziaria Pandette srl ha venduto tra giovedì e ieri 4,6 di diritti su circa 14,3 milioni relativi al proprio 13%, mentre il Banco - che detiene il 3,5% opzionato dal patron del gruppo San Donato - ha solo reso noto di non aver esercitato. La quota è destinata a contrarsi al 4,2% circa. Idem per i Benetton: Edizione dal 4,7% si ridurrà all'1 per cento.
Tra i pattisti, invece, sia Pirelli (5,24%) che Mittel (1,29%) hanno confermato l'intenzione di sottoscrivere. L'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, ha usato toni più sfumati: «È una situazione fluida: fino all'ultimo non conosceremo bene l'optato e l'inoptato. Come banche non vediamo bene il fatto di diventare i primi azionisti ma possiamo comprendere i motivi» che hanno indotto Rotelli a non sottoscrivere. Il problema di fondo resta sempre quello: al momento Rcs è «condannata» a essere governata da Intesa e Mediobanca insieme a Fiat, al termine della ricapitalizzazione. Questa ipotesi, ovviamente vale fino alla decisione finale di Diego Della Valle che ha l'8,8% e che sia Piazzetta Cuccia che Ca' de Sass stanno cercando di convincere ad acquistare parte dell'inoptato rotelliano. La disponibilità al dialogo post-ricapitalizzazione, in fondo, nasce proprio da questa esigenza delle banche, soprattutto nel momento in cui Mediobanca si presenta al mercato come destinata a scevrarsi di queste quote.
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