Salvato il Banco Espirito. Coi nostri soldi

Lisbona nazionalizza l'istituto con 4,9 miliardi: ma 4,4 vengono dal fondo europeo finanziato anche dall'Italia

Salvato il Banco Espirito. Coi nostri soldi

Il Banco Espirito Santo è salvo. È bastato un solo week-end di colloqui per definire il piano che sottrae dal crac l'istituto portoghese, sprofondato sotto il peso di debiti superiori ai 20 miliardi di euro, ora di fatto nazionalizzato. Tanta rapidità ricorda il «sopire, troncare» di manzoniana memoria: in assenza di una sollecita soluzione, i rischi erano quelli di una crisi sistemica dell'intero credito lusitano, con possibile estensione del contagio anche al di fuori dei confini nazionali, e di una corsa a ritirare i depositi.

Tutto ciò è stato scongiurato facendo ricorso a un'opzione ormai classica in questi casi, la creazione di una bad bank in cui far confluire gli asset tossici (i titoli di debito ad alto rischio della famiglia Espirito Santo e le attività in Angola) e, contestualmente, la creazione di una realtà «vergine», chiamata Novo Banco, con un capitale pubblico di 4,9 miliardi di dollari e su cui saranno «caricati» i depositi dell'Espirito Santo. La novità sta nella particolare formula di bail-in adottata: in questo caso, a differenza di quanto avvenuto con Cipro, vengono lasciati fuori i correntisti e gli obbligazionisti senior. Pagano, invece, gli azionisti (tra cui i francesi del Crédit Agricole, col 15%) e i creditori subordinati. «Era urgente adottare una soluzione per garantire la protezione dei depositi e assicurare la stabilità del sistema bancario», ha confermato il governatore della Banca centrale del Portogallo, Carlos Costa. Il primo ministro portoghese Pedro Passos Coelho, ha quindi aggiunto che il salvataggio protegge anche «gli interessi dei contribuenti». Vero. A loro, non sarà chiesto un centesimo. Per forza: il Banco viene deviato dal binario morto verso cui era fatalmente diretto grazie ai soldi dei contribuenti europei. Soldi anche italiani, dunque. Ben 4,4 dei 4,9 miliardi totali del pacchetto di aiuti saranno messi a disposizione dallo Stato portoghese, che a sua volta utilizzerà i finanziamenti erogati dall'Ue nel 2012 per la stabilizzazione delle banche portoghesi. Quattrini che Lisbona considera un prestito da rimborsare con la cessione di alcune attività della banca. Un obiettivo ambizioso che, se centrato, rafforzerebbe l'intero sistema bancario del Vecchio continente senza avere ripercussioni sull'euro. Resta da vedere se questo traguardo sarà tagliato prima dell'esito degli stress test e dell' asset quality review della Bce. Non è del resto improbabile che il bubbone sia scoppiato proprio a causa degli accertamenti in corso sui bilanci. Colpisce, inoltre, che il crac di Espirito Santo sia avvenuto in un Paese come il Portogallo, a lungo sotto la lente della troika Ue-Bce-Fmi nell'ambito del progammo di aiuti. Qualche perplessità suscita anche la decisione di proteggere i creditori senior, nonostante la direttiva comunitaria, che entrerà in vigore il prossimo gennaio, preveda esattamente il contrario.

Di sicuro, il salvataggio del Banco ha

eliminato un po' di pressione sui titoli bancari (+0,7% ieri l'indice di settore a Piazza Affari), anche se permangono dubbi su altri istituti potenzialmente esposti, come quello portoghese, a rischi legati ai Paesi emergenti.

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