Se Manzoni rovina la festa a Pininfarina Il pressing garbato di Calabresi sui vertici Fiat

Evento nell'evento per la famiglia Pininfarina al Salone dell'auto di Ginevra. Da una parte l'orgoglio e la commozione, coincisi con la presentazione della «barchetta» Sergio, in onore del presidente del gruppo scomparso nel 2012; dall'altra, seppur celata, la delusione del capo azienda Paolo Pininfarina, per non essere riuscito ad abbinare la propria griffe all'esclusiva supercar di Maranello, «LaFerrari» delle Ferrari (499 esemplari; 1 milione, Iva esclusa). È una delle rarissime volte che il marchietto della carrozzeria piemontese non compare sul telaio di una Ferrari. Di fatto, i vertici del Cavallino hanno messo in gara il Centro stile interno, diretto da Flavio Manzoni, e i progetti di Pininfarina. E alla fine l'ha spuntata «LaFerrari» del designer di Maranello.


È da un po' di tempo che, ogni qual volta i vertici di Fiat, azionista di peso di Rcs, si presentano in pubblico, appare più o meno defilato il direttore della Stampa, Mario Calabresi.

Fosse per eventi nell'area del quotidiano, cioè Torino, nessuno ci farebbe caso, ma quando la presenza di Calabresi sembra diventare una costante (ai box Ferrari al Gp di Monza, e martedì al Salone dell'auto di Ginevra), spuntano i soliti sussurri: il direttore della Stampa sarebbe in pole position per subentrare a Ferruccio de Bortoli nel caso, quest'ultimo, lasciasse il Corriere, al centro del piano del piano di ristrutturazione varato dall'ad di Rcs, Pietro Scott Jovane. Ecco allora il garbato pressing di Calabresi su John Elkann e Sergio Marchionne: un «pro memoria» continuo.

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