L'operazione da 920 milioni che avrebbe portato Snam a entrare nel capitale di Open Grid Europe, uno dei principali operatori della rete del gas tedesca, si è arenata davanti al muro eretto dal governo di Berlino. La società italiana ha comunicato la risoluzione dell'accordo siglato ad aprile con Infinity Investments, veicolo di Abu Dhabi Investment Authority, dopo sette mesi di un processo autorizzativo che avrebbe dovuto concludersi in poche settimane. A pesare sul diniego tedesco è stata soprattutto la presenza della cinese State Grid nella catena azionaria del gruppo di San Donato: il colosso di Pechino detiene infatti il 35% di Cdp Reti, a sua volta azionista di riferimento di Snam con il 31,4%. L'esecutivo guidato da Friedrich Merz, già prudente su dossier sensibili come la mancata apertura alla scalata di Unicredit su Commerzbank, teme i rischi per la sicurezza delle infrastrutture critiche. Una linea condivisa da diverse capitali europee, che negli ultimi anni hanno imposto limiti stringenti alla partecipazione di gruppi cinesi in settori strategici come il 5G. Non è bastato, dunque, il fatto che State Grid esprima un solo consigliere in un cda composto da nove membri: le misure proposte da Snam per rassicurare Berlino non sono state giudicate sufficienti.
Alla fine, per evitare condizioni che l'avrebbero relegata a un ruolo puramente finanziario, l'azienda italiana ha scelto di fare un passo indietro.
Salta così l'occasione di entrare nel più grande mercato energetico europeo e di contribuire allo sviluppo del corridoio Sud-Nord del gas. Snam ha però precisato che la rinuncia non modifica la guidance 2025, che conferma un utile netto rettificato di 1,42 miliardi e un debito previsto intorno ai 18 miliardi.