Economia

Lo spread ora sfiora i 300 punti. Visco: "Senza l'Ue più poveri"

Bankitalia segnala i pericoli per l'impennata dello spread: "Conseguenze sulle imprese e sulle famiglie"

Lo spread ora sfiora i 300 punti. Visco: "Senza l'Ue più poveri"

Bankitalia adesso fa scattare l'allarme sullo spread. Palazzo Koch monitora il differenziale tra i titoli italiani e i bund tedeschi arrivato ormai a quota 294 punti base. Dalle analisi di Bankitalia emerge un rischio per la crescita del Paese. E su questo il governatore Ignazio Visco ha una posizione molto chiara: "Sulle prospettive di crescita pesano le tensioni sul mercato delle obbligazioni pubbliche italiane". Poi, sempre Visco, aggiunge: "A parità di altre condizioni, e senza tenere conto degli effetti negativi sulla fiducia di famiglie e imprese, rendimenti delle obbligazioni pubbliche di 100 punti base più alti determinano una riduzione del prodotto dello 0,7% nell’arco di tre anni".

A questo punto il governatore di via Nazionale elenca alcuni dati che rendono meglio l'idea dei rischi legati allo spread: "Il rendimento dei titoli decennali è di quasi un punto percentuale più alto dei valori osservati nel mese di aprile dello scorso anno; il differenziale rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi è aumentato di 160 punti base; quello nei confronti dei titoli spagnoli di 140 punti". Poi parla delle imprese e delle sofferenza a cui potrebbero andare incontro con l'altalena dello spread: "Cominciano a emergere segnali di tensione: secondo i sondaggi, le politiche di offerta dei prestiti, pur rimanendo nel complesso distese, si stanno gradualmente irrigidendo, soprattutto per le piccole imprese, a seguito del deterioramento del quadro macroeconomico e dell’aumento dei costi di provvista delle banche". Infine slega la cerscita debole del Paese dalla moneta unica dell'euro. Per palazzo Koch non è l'euro la causa dei mali dell'Italia: "La debolezza della crescita dell'Italia negli ultimi vent'anni non è dipesa né dall'Unione europea né dall'euro; quasi tutti gli altri Stati membri hanno fatto meglio di noi. Quelli che oggi sono talvolta percepiti come costi dell'appartenenza all'area dell'euro sono, in realtà, il frutto del ritardo con cui il Paese ha reagito al cambiamento tecnologico e all'apertura dei mercati a livello globale". Poi aggiunge: "La specializzazione produttiva in settori maturi ha esposto l'economia alla concorrenza di prezzo di quelle emergenti. Le esitazioni nel processo di riduzione degli squilibri nei conti pubblici hanno compresso i margini per le politiche volte alla stabilizzazione macroeconomica e a innalzare durevolmente la crescita. Sta a noi maturare la consapevolezza dei problemi e affrontarli, anche con l'aiuto degli strumenti europei. Altri hanno saputo farlo in modo efficace".

Ma mentre il governatore di Bankitalia continuava ad esprimere le sue preoccupazioni sui titoli italiani e il differenziale per quelli a 10 anni, a far preoccupare i mercati è arrivato il dato su quelli a 5 anni. Lo spread tra Btp quinquennale e bund tedesco è salito a 234 punti base, in rialzo di 10 punti mentre quello tra Atene e Berlino scende di 10 punti base a 226. Il Btp quinquennale offre così un rendimento più alto di quello della Grecia: l’1,74% contro l’1,68%.

E dunque in questo momento i titoli a Greci sono più affidabili di quelli italiani.

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