La giostra del rialzo continua a girare nelle Borse. Con sempre più gente attratta dalle luci da luna park del bullish market. Poco importa se l'euforia fa calare un velo sulla crisi dell'economia reale: il mare di liquidità delle banche centrali sembra oggi offrire una navigazione senza scosse. E legittimare una corsa ininterrotta all'acquisto che, per effetto dei fusi orari, parte da Oriente per concludersi a Occidente.
L'Abenomics, il quantitative easing in salsa nipponica, sta sradicando il Pil giapponese da un torpore decennale (con l'eccezione della ripresa legata alla ricostruzione post-terremoto) e offrendo una seconda giovinezza al Kabutocho, il mercato azionario del Sol levante, che con il +1,5% di ieri è tornato ai massimi da cinque anni e mezzo. Nessuno sembra interrogarsi sulle conseguenze della politica banzai. Se, cioè, aver deciso una iper-svalutazione della moneta nazionale stampando l'equivalente in yen di 1.400 miliardi di dollari, si rivelerà un elisir di lunga vita, oppure si trasformerà nell'harakiri di un intero Paese. Tokio è su un sentiero inesplorato, ma non è sola: schiere di investitori la stanno seguendo.
Lo stesso si può dire per chi confida in un «fine mai» dei tassi azzerati e del quadruplo QE della Federal Reserve Usa. Nonostante il recente monito di Ben Bernanke sull'eccessiva esuberanza dell'azionario, Wall Street ha continuato la corsa, anche se il piano di exit strategy dalle misure di stimolo economico pare ormai pronto. Tuttavia, non essendo ancora stati definiti i tempi della sua messa in pratica, i fuochisti del rialzo sono convinti che vi siano ancora margini per consolidare i record dei listini, tenuto conto che il costo del denaro resterà ancora a lungo a buon mercato fintanto che la disoccupazione non sarà scesa sotto il 6,5%.
Saltando dagli States alla disastrata Europa, lo scenario borsistico non cambia. In Inghilterra, grazie agli acquisti di asset da 375 miliardi di sterline decisi dalla Bank of England e ai tassi inchiodati allo 0,5%, il Ftse100 si è riportato ieri ai massimi da settembre 2000. Eppure, Moody's e Fitch hanno recentemente strappato a Londra i galloni della tripla A non ravvisando la possibilità di un'espansione significativa del Pil e a causa dell'elevato indebitamento.
Stessa musica nell'Eurozona, per il sesto mese consecutivo in contrazione e con disoccupati in costante aumento. Nel primo trimestre la Francia è scivolata in recessione tecnica, evitata dalla Germania solo per un soffio, mentre l'Italia non segna da ben sette trimestri una crescita economica e ha visto dimagrire di un quarto la produzione industriale dal 2008. Eppure, le Borse corrono: Francoforte ha segnato ieri il top storico del Dax30 (+0,69%) a 8.455 punti; a Parigi il Cac40 è al massimo da luglio 2011; Piazza Affari si dimostrata più forte dello stacco cedole, che pesava sul Ftse-mib per l'1,6%, limitando i i danni a un -0,56% grazie soprattutto ai robusti rialzi delle banche.
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