Economia

Quella superbanca veneta ostacolata da veti e paure

Non è ancora un rifiuto ufficiale, ma tra la linea manageriale di Veneto Banca e nella sua base si agita più di una forza contraria al fidanzamento che Popolare Vicenza ha riproposto. Bisognerà ora vedere gli sviluppi della crisi ai vertici vicentini, che secondo alcuni potrebbe essere proprio rivolta, con l'uscita di Sorato, ad ammorbidire gli umori di Montebelluna. E a maggior ragione si radica la sensazione che a indirizzare il futuro dei due istituti non quotati saranno Bankitalia e Bce (che ha mandato gli ispettori in entrambe le banche venete).

Ad alimentare la freddezza del «partito» di Montebelluna, attualmente maggioritario, che non vuole le nozze con Vicenza è l'impatto che la fusione avrebbe su personale e filiali: la nuova coop veneta conterebbe 430 sportelli solo nella Regione con evidenti sovrapposizioni soprattutto a Vicenza e Treviso. Le due coop hanno circa il 15% degli addetti nelle direzioni generali e alcune stime ufficiose ipotizzano già fino a 1.500 esuberi. Qualche problema è paventato anche sui prestiti alla clientela poiché, come avviene in Valtellina tra Pop Sondrio e Creval, non sono poche le famiglie e le pmi indebitate con entrambi gli istituti. Malgrado i consulenti restino al lavoro, non ha quindi finora sbloccato la situazione nemmeno il passo indietro annunciato dal presidente di Vicenza, Gianni Zonin, decano del comparto ma poco in linea con alcuni «signori delle coop». Cresce il deterrente dell'animosità dei soci e il rischio di azioni legali dopo che entrambi gli istituti, su ordine della Vigilanza, sono corsi ai ripari tagliando il valore delle loro azioni per allinearlo ai numeri del bilancio e del patrimonio.

Il presidente di Veneto Banca, Francesco Favotto e il suo dg Vincenzo Consoli stanno quindi sondando da tempo più di una alternativa: ci sono stati contatti sia con il Banco Popolare, anche in chiave superbanca veneta, sia con la Ubi. Ma la strada maestra sembra oggi quella verso la Popolare Emilia Romagna, il cui presidente Ettore Caselli coltivava già l'idea di una espansione in Veneto verso Montebelluna.

Sia Vicenza sia Veneto Banca dovrebbero strappare nuove sinergie per avvicinare il loro cost-income a quello delle big del settore, con cui dovranno sempre più misurarsi. Ma fondersi con un gruppo quotato non è facile. Malgrado il taglio del prezzo delle azioni, entrambe le coop si auto-valutano a multipli ancora molto generosi (circa 1,25 volte i mezzi propri) rispetto allo 0,80 medio Piazza Affari riconosce invece alle loro consorelle. In sostanza il concambio con una big del settore non potrebbe che essere duro da digerire per i loro soci. Mentre in caso contrario chi acquista dovrebbe strapagare la preda.

È la valutazione sui mezzi propri delle popolari venete non quotate, contro 0,8 della media del settore

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