Le bollette dell'acqua? Un'alluvione di rincari. E quelle del gas? Così salate da soffocare le famiglie. E ancora: aumenti a due cifre per luce, spazzatura, poste, treni e autostrade. Insomma: un vero incubo. Che dura da 10 anni. Un decennio in cui il potere d'acquisto delle famiglie italiane è stato pesantemente intaccato non solo dalle ripetute manovre aggiusta-conti e dallo stallo degli stipendi, ma soprattutto dagli incrementi vertiginosi delle tariffe pubbliche.
Le cifre contenute in un'analisi dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre parlano da sole, e dimostrano come lo scudo dell'euro - almeno quello garantito da un'inflazione sostanzialmente sotto controllo - nulla abbia potuto contro il mal da tariffa. Basta confrontare l'incremento del costo della vita, pari al 24% tra il 2002 e il 2012, con il rincaro dei prezzi dell'acqua (+69,8%), del gas (+56,7%), della raccolta rifiuti (+54,5%); ma anche con quello dei biglietti ferroviari (49,8%), dei pedaggi autostradali (+47,5%), dell'energia elettrica (+38,2%) e dei servizi postali (+28,7%). Solo la telefonia ha subito decrementi di prezzo: -7,7 per cento.
Trattandosi di servizi fondamentali, ai quali nessuno può obiettivamente rinunciare, la stangata è collettiva. Le cause? L'euro, come abbiamo visto, c'entra poco. Meglio allora concentrare l'attenzione sulla fiammata delle quotazioni delle materie prime. L'effetto a cascata di un aumento dei prezzi petroliferi è noto, e va a colpire non solo i carburanti e l'energia elettrica, ma fino all'intera filiera alimentare, considerato che in Italia il trasporto delle merci avviene per lo più su gomma. Anche i prezzi del gas hanno subìto nel corso degli anni aumenti sensibili, essendo agganciati a quelli del greggio.
La Cgia di Mestre punta il dito non solo sull'escalation dei costi delle materie prime, ma anche sui «cosiddetti oneri impropri, che gonfiano enormemente le nostre bollette, e sui modestissimi risultati ottenuti con le liberalizzazioni», spiega Giuseppe Bortolussi, segretario degli artigiani mestrini. Tanto reclamizzato per l'impulso alla concorrenza che avrebbe dato con conseguente diminuzione dei prezzi, il processo di deregulation si è invece rivelato un flop beffardo per i consumatori. Che dalle liberalizzazioni non hanno tratto il benché minimo vantaggio. Anzi. Dal 2000 (anno di liberalizzazione del settore) al 2011, i biglietti dei treni sono aumentati del 53,2%, contro un aumento del costo della vita pari al 27,1%. Dal 2003 - anno di apertura del mercato del gas - al 2011, il prezzo medio delle bollette è aumentato del 33,5% (+17,5% il carovita). Se tra il 1999 (anno di apertura del mercato) e il 2011, le tariffe postali sono salite del 30,6%, pressochè pari all'incremento dell'inflazione (+30,3%), per la luce la variazione delle tariffe è stata sempre positiva tra il 2007 e il 2011 (+1,8%), anche se più contenuta rispetto all'inflazione (+8,4%).
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