Telecom in Brasile ancora per un anno

Telecom in Brasile ancora per un anno

La pazienza è la virtù dei forti. César Alierta, il presidente di Telefonica di pazienza ne ha moltissima. E lo sta dimostrando con Telecom Italia. Un investimento partito nel 2007, quando il gruppo spagnolo accettò di comperare da Marco Tronchetti Provera circa il 20% della società telefonica insieme ad altri soci italiani - Mediobanca, Intesa e Generali - con cui venne creata la holding Telco. Quella quota di controllo, che fu valutata (e pagata) 4 miliardi di euro, oggi vale molto meno. L'azione Telecom, infatti, in questi anni di forte crisi e concorrenza sui prezzi, ha perso il 70% del suo valore, nonostante la crescita esponenziale delle controllate sudamericane. Tim Brasil conta oggi 79,9 milioni di clienti, anche se con un Arpu (ricavo medio per cliente) di 5,9 euro, inferiore a quello dei 30 milioni di clienti italiani. Telefonica si è da sempre dichiarato socio industriale di Telecom, ma la promessa è sempre sembrata poco credibile. Alierta, però, non ha mai dato segni di impazienza e ha saputo attendere il momento più favorevole per dare il via alla scalata all'operatore.
Così, nello scorso settembre, i soci italiani di Telco, dopo molte perdite e svalutazioni del loro investimento, hanno deciso di cedere a Telefonica quel nocciolo duro del 22,4% che rappresenta il controllo di Telecom Italia. Una cessione a tappe che, a meno di clamorosi colpi di scena, porterà inevitabilmente al passaggio di Telecom a Telefonica. Ma prima di questo passaggio, Tim Brasil, la business unit che riesce a mitigare il peso sui conti dei margini in flessione del mercato italiano, dovrà essere venduta. Lo ha detto chiaramente anche l'ad di Telecom, Marco Patuano, che per ora è riuscito a salvare il prezioso asset dalla vendita, sacrificando però l'Argentina. Anche in quel mercato, infatti, Telefonica era in competizione con Telecom e, quindi, sanzionabile per i vincoli Antitrust, in quanto titolare del primo operatore, Telefonica Argentina.
Il passaggio della quota detenuta da Telecom in Telecom Argentina è ormai cosa fatta. Il compratore, per un miliardo di dollari (circa 750 milioni di euro) è Fintech, con alla guida David Martinez, un ex seminarista passato con successo alla finanza e specializzato nel rilancio di società in crisi. Ma non è questo il caso di Telecom Argentina che, anzi, ha circa 600 milioni in cassa. Ed è anche per questo che i piccoli azionisti di Asati, ma anche il primo azionista privato, Marco Fossati, e alcuni consiglieri indipendenti di Telecom, sarebbero intenzionati a presentare un esposto in Consob. La vendita, infatti, sarebbe stata portata a termine per assecondare i desiderata dei soci spagnoli e a un prezzo troppo basso. I piccoli azionisti e Fossati sono anche molto contrariati per non aver potuto sottoscrivere il prestito convertendo che assicura il 6,1% di interesse ed è stato ceduto solo a investitori istituzionali, tra cui il fondo Blackrock, che ha in portafoglio circa il 5% di Telecom Italia. Quanto al titolo, che era riuscito a riportarsi sopra quota 0,7 euro di valore in due sedute, tra giovedì e venerdì scorso, ha perso intorno al 10%. Il mercato, infatti, teme che il dividendo non sarà pagato nei prossimi anni e che, dunque, il maggior tributo finanziario per le casse della società peserà, anche questa volta, sulle spalle dei piccoli azionisti.
Quanto all'operazione con Telefonica, in una prima fase la società spagnola, sottoscrivendo un aumento di capitale in Telco arriverà a detenere il 66%. Infine, avrà un'opzione esercitabile a gennaio, per salire al 100%.

Con la conseguenza che i soci italiani avranno due finestre per uscire dal patto: a giugno 2014 oppure nel febbraio 2015. Secondo il direttore finanziario di Telefonica, Angel Vilas, la finestra d'uscita dei soci italiani sarà proprio il 2015. E, prima di allora, il Brasile dovrà essere venduto.

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