Tim, Elliott frena l'assalto di Vivendi

Assise il 29 marzo, il fondo: "Serve stabilità". I francesi: "Tattica per perdere tempo"

Tim, Elliott frena l'assalto di Vivendi

Vivendi non la spunta su Elliott nella guerra in corso per il controllo di Tim. Il fondo Usa, che ha 10 consiglieri su 15, ha fatto passare in cda la «sua» data per la prossima assemblea dei soci: il 29 marzo.

La decisione, presa a maggioreanza, non piace ai francesi, che avevano chiesto di convocare l'assise entro metà febbraio. Obiettivo: nominare i nuovi revisori, revocare 5 consiglieri in quota Elliott - tra i quali il presidente di Tim Fulvio Conti - e nominarne altri 5, compreso l'ex-ad Franco Bernabè. Tanto che i francesi hanno già fatto sapere che se i conti di Tim non miglioreranno chiederanno una nuova assemblea in estate. Vivendi bolla inoltre quelle della società tlc italiana come «tattiche» volte a perdere tempo e contrarie alla governance. La strategia difensiva di Elliott è stata quella di convocare una sola assemblea dei soci per approvare il bilancio ed esaminare l'affondo di Vivendi. In questo modo il fondo Usa, che ha l'8,8% di Tim, spera di attutire l'impatto del 23,9% in mano a Vivendi, attirando nella sua orbita i fondi di investimento che dispongono della maggioranza (circa il 60%) delle azioni.

Nel comunicato stampa di Tim viene inoltre ventilata la possibilità di affrontare in assemblea, una volta disponibile il bilancio, il tema del ritorno al dividendo. Una eventualità che, se si realizzasse, sarebbe molto gradita ai fondi.

Comunque sia anche Elliott ha stilato un suo comunicato per ribadire che la richiesta di Vivendi di revocare cinque amministratori «rappresenta» l'ennesimo tentativo del gruppo francese che ruota attorno al finanziere Vincent Bolloré «di riprendere il controllo di Tim per tornare a gestire la società nel proprio interesse individuale». Per Elliott «gli azionisti, i dipendenti, le Autorità e i clienti di Tim chiedono stabilità mentre un conflitto sull'elezione del cda, non risponde ad altri interessi se non a quelli di Vivendi». Il fondo di Paul Singer ha quindi ribadito di aver più volte «cercato di avviare un dialogo costruttivo con Vivendi per appianare i contrasti ma tutti i tentativi sono tuttavia rimasti senza risposta». Appena 8 mesi fa, ricorda Elliott, «la maggioranza degli azionisti di Tim ha bocciato la gestione di Vivendi e la serie dei suoi intrecci con le parti correlate. Inoltre tra gli azionisti di Tim non collegati a Vivendi, il voto a favore del cambiamento è stato schiacciante: circa l'80%». Elliott ha quindi chiesto di dar tempo al nuovo ad Luigi Gubitosi «per mettere in atto» la strategia scelta e «creare valore per tutti gli azionisti». Il cda ha poi deciso di anticipare dal 26 febbraio al 21 la riunione che dovrà approvare i conti 2018 e il piano industriale su cui sta lavorando Gubitosi per sostituire quello in vigore (DigiTim) partorito dal'ex ceo, Amos Genish. Nelle intenzioni del board l'appuntamento del 29 marzo sarà una occasione di «confronto sostanziale sul futuro industriale» di Tim e «sulle persone alle quali affidarne la gestione».

Il cda si riunirà nuovamente anche giovedì prossimo per stabilire il budget del 2019 che comprende gli investimenti in rete fissa e mobile. Stabile il titolo in Borsa: +0,20%. Da registrare che dal 4 maggio, giorno dell'assemblea e presa della governance da parte di Elliott, Tim ha perso il 40 per cento.

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