Pace armata, per ora, tra Elliott e Vivendi. Il fondo di Paul Singer non ha ancora scoperto le carte su Tim, nè comunicando di essere salito sopra al 5% nè presentando la domanda di integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea del 24 aprile per chiedere un cda composto da soli amministratori indipendenti alla vigilia del termine - domani - per depositare la lista con i nomi da proporre per il board.
Ieri è comunque arrivato un segnale da Parigi: un portavoce francese ha infatti riferito all'agenzia Reuters che il presidente di Tim, Arnaud de Puyfontaine - che è anche ad del primo azionista Vivendi - sta valutando se sospendere le sue funzioni esecutive nel prossimo periodo di dibattito sulle strategie del gruppo. Aggiungendo che Vivendi sostiene, per l'azienda italiana, «il piano industriale dell'ad, Amos Genish, finalizzato a creare valore nel medio e lungo periodo». Tuttavia è disposta, «se necessario, a valutare strategie alternative che portino a un rialzo del prezzo delle azioni Tim nel breve termine». Un tentativo per favorire il dialogo ma anche un modo per dire che Genish e il suo piano non si discutono. Ricordando, ha concluso il portavoce dei francesi, che «Elliott è conosciuto per il suo approccio finanziario focalizzato sul breve termine» e ciò, in questo caso, «porterebbe molto probabilmente allo smantellamento di Tim».
In una lettera agli alti dirigenti dell'azienda, l'ad Genish, avrebbe auspicato una «soluzione su basi amichevoli» con il fondo aprendo, dunque, a una possibile soluzione concordata. Ma nell'incontro londinese dei giorni scorsi, Elliott è stato chiaro: subito la conversione delle azioni di risparmio, il ritorno quanto prima alla distribuzione del dividendo, la revoca di cinque consiglieri indipendenti e lo scorporo della rete di Tim per fonderla con quella di Open Fiber, la società controllata da Enel e Cdp per realizzare la banda larga della rete. Su questi punto, ieri si è registrato il semplice «no» con cui l'ad di Enel, Francesco Starace, ha risposto ai cronisti che, a margine di un convegno, gli chiedevano se il colosso elettrico, azionista di Open Fiber, fosse stato contattato dal fondo attivista americano.
Intanto, l'ufficio studi R&S Mediobanca esclude una vendita in toto della rete perché l'asset è troppo profittevole per mollare del tutto la presa. Lo si legge nell'indagine annuale sulle tlc pubblicata ieri secondo cui Tim nel 2016 si conferma il primo operatore d'Italia seguita da Wind Tre e da Vodafone Italia. Allargando però lo sguardo al periodo 2012-2016, quello esaminato dagli esperti di Piazzetta Cuccia, Tim è anche il gruppo che nel quinquennio ha registrato la maggiore contrazione del fatturato (-26,9%), seguito da Vodafone Italia (-19,2%) e Wind Tre Italia (-16,8%).
Quanto al titolo in Borsa, ieri Tim ha chiuso la seduta lasciando sul terreno di Piazza Affari un altro 2,2% attestandosi a quota 0,78 euro.
CC
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