Un'estate di (finta) paura Piazza Affari snobba Letta

A dispetto dell'allarme sulla caduta del governo, Milano ha retto il confronto con gli indici europei. Ma ora c'è la sfida della ripresa

Un'estate di (finta) paura Piazza Affari snobba Letta

Da un punto di vista borsistico l'estate è finita. E possiamo fare un primo bilancio di cosa ci hanno riservato gli ultimi tre mesi. L'indice di Borsa ha fatto segnare un arretramento di circa tre punti percentuali in linea con il resto d'Europa. Rispetto ad un anno fa il Ftse Mib è in salita del 2% circa rispetto all'Eurostoxx che sale del doppio. Se si confrontano le curve degli indici, l'andamento è praticamente uguale. Insomma, non vi fate prendere troppo dalle nostre questioncine domestiche. Letta sì, o Letta no; Berlusconi decade e la maggioranza non tiene. I mercati spesso vengono piegati alle nostre fobie politiche, ma solo nelle spiegazioni ex post. Di fatto vanno per i fatti loro.

Vediamo un po' i titoli che negli ultimi tre mesi hanno fatto meglio. Mediaset è la reginetta (ne abbiamo già parlato in una recente zuppa) con un +25%; seguono i gestori indipendenti di Azimut (+13%) e la società ex Pirelli, Prysmian (+8,4%). In quarta posizione il gruppo l'Espresso, con un rialzo in tre mesi di poco più dell'8%. Peggio di tutti Saipem, Telecom (nonostante i recuperi delle ultime ore) ed Rcs. Gli esperti di Borsa sono concordi su due aspetti fondamentali del mercato.

1. C'è una scommessa su una possibile ripresa dell'economia e dunque una maggiore attenzione verso quei titoli che saranno in grado di intercettarla. Si va per differenza. Se fino a ieri hanno brillato quelle aziende che sono riuscite a esportare e dunque neutralizzare il meno 8% in due anni di Pil domestico, da oggi ci potrà essere maggiore attenzione ai titoli più agganciati all'Italia. Banche comprese.
2. Sta riducendosi il premio al rischio richiesto per gli investimenti in Borsa. Anche grazie alle incertezze sul mondo obbligazionario.
Tutto ciò è sulla carta. La Borsa non è san Tommaso: non ha bisogno di toccare la ripresa per crederci. Staremo a vedere se gli analisti di Borsa avranno ragione.
P.S. Il direttore della Fondazione Etica, Paola Caporossi, ci scrive. La zuppa se ne era occupata la settimana scorsa. La lettera è garbata, pur essendo titolata così: «Informazione e disinformazione, la risposta della Fondazione Etica». Ne pubblichiamo alcuni stralci.
«Fondazione Etica è completamente estranea a quella “storiaccia dei sepolcri imbiancati del capitalismo italiano” di cui parla il Giornale. A dimostrarlo sono le storie personali di chi ha costruito la Fondazione. Essa, infatti, non è nata da un “manipolo di aristocratici fondatori”, ma da persone accomunate dalla volontà di non assistere passivamente al declino del Paese e di impegnarsi in prima persona, a titolo gratuito...»
«Che Romain Zaleski sia stato tra i fondatori di Fondazione Etica, uno dei tanti, e neppure tra i primi, non vuole dire che la Fondazione possa essere in alcun modo coinvolta, a differenza di quanto insinuato da Porro, con i suoi ”rapporti particolari” con alcune banche; mediatori e rapporti di cui peraltro la Fondazione non ha alcun bisogno.
Al Giornale siamo riconoscenti per avere dedicato a Fondazione Etica un titolo tanto vistoso, forse il primo, nei suoi pochi anni di vita.

Dispiace solo che non abbia voluto riservarcelo per la nostra proposta di legge sul finanziamento dei partiti o per la soluzione da noi ideata per la spending review, con il rating di sostenibilità delle pubbliche amministrazioni o per la valutazione dei sindaci, basata sui numeri dei bilanci comunali. O, almeno per onestà intellettuale, per le idee di politica economica: dai Tremonti bond al Fondo per le piccole e medie imprese, utilizzate nel 2008 dall'allora governo Berlusconi».

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