Unicredit inciampa nella rete tesa dai giudici degli Stati Uniti. La banca di Piazza Cordusio è finita sotto inchiesta Oltreoceano, accusata di non aver rispettato le sanzioni esistenti contro l'Iran insieme a un discreto novero di altri istituti internazionali: soltanto in Inghilterra Standard Chartered ha già accettato di pagare una multa da 340 milioni di dollari e una settimana fa è finita nel mirino Royal Bank of Scotland dopo Hsbc, ma sarebbero coinvolte anche alcune big bank francesi e tedesche, tra cui Commerzbank.
L'indagine - condotta dal District Attorney's Office della contea di New York, dal dipartimento del Tesoro e della Giustizia americani - sta in particolare passando al setaccio l'attivita del braccio austriaco di Unicredit: HypoVereinsbank, che l'ex capo azienda Alessandro Profumo aveva acquisito nel 2005 per creare una delle prime realtà creditizie a livello europeo.
Per un problema analogo, legato alle transazioni in dollari avvenute tra il 2001 e il 2008 con i Paesi posti sotto embargo da Washington, gli inquirenti si erano mossi anche contro Intesa Sanpaolo ma - come specifica la nota illustrativa alla semestrale di Ca de' Sass al capitolo «rischi legali» - hanno poi in sostanza archiviato la pratica.
Anche l'istituto guidato dall'amministratore delegato Federico Ghizzoni fa notare che la «questione non è nuova», visto che già nel 2011 Unicredit aveva reso noto l'apertura di un'inchiesta da parte delle autorità yankee, specificando di essere esposta a eventuali sanzioni. Hvb sta inoltre pienamente collaborando con le autorità americane e sta rivedendo in modo ampio le operazioni effettuate.In ogni caso - aggiungono da Piazza Cordusio - sia nel bilancio consolidato del 2011 (pagina 426) sia nella relazione semestrale dello scorso giugno (pagina 230) - è scritto che una società del gruppo (Hvb ndr) sta rispondendo ai giudici statunitensi in merito a problemi legati all'antiriciclaggio, al contrasto ai finanziamenti al terrorismo e all'attribuzione di sanzioni economiche per garantire il rispetto delle norme. Essendo il cantiere in corso, la banca milanese ritiene «inopportuno» spingersi in ulteriori commenti. A rilanciare la notizia era stato ieri il Financial Times, specificando come Unicredit abbia detto che sta collaborando con gli Stati Uniti per fare chiarezza su una possibile violazione delle sanzioni che proibiscono di fare operazioni con i Paesi posti sotto embargo. In gioco ci sarebbero in particolare proprio gli scambi con Teheran, oggetto delle sanzioni poste dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea. L'inchiesta in corso è l'ultima condotta negli Usa sugli istituti di credito europei e giapponesi, sospettati di aver condotto transazioni illegali in dollari con l'Iran e altri Paesi inclusi nella «lista nera».
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