Economia

Vivendi e Cdp su Labriola per alzare il prezzo di Tim

Francesi e governo d'accordo: scorporo della rete per portare il titolo a 0,5 e indebolire l'Opa di Kkr

Vivendi e Cdp su Labriola per alzare il prezzo di Tim

Comincia a prendere forma la contromossa di Vivendi contro l'Opa da 33 miliardi di euro (debito compreso) promossa da Kkr su Tim. Il primo passo sarà la nomina di Pietro Labriola che dovrebbe avvenire il 21 gennaio con un cda appositamente convocato.

Per questo motivo Labriola che è già direttore generale di Tim ha posticipato l'incontro con i sindacati, che era previsto per oggi ed è stato rimandato al 25 gennaio. Una mossa scontata anche perché il 18 gennaio prossimo Labriola presenterà informalmente il nuovo piano industriale, elaborato con Mediobanca e Vitale Associati, e dunque sarebbe stato impossibile illustrare lo stesso prima ai sindacati.

Certo la sua nomina, pur molto probabile, non è del tutto scontata, si sono fatti anche i nomi per la carica di Aldo Bisio (ad di Vodafone) e di Alberto Calcagno di Fastweb, anche se nelle ultime ore, oltre al sostegno di Vivendi che ha il 23,8% di Tim, si sarebbe aggiunto anche quello di Cdp, azionista con il 10% circa. Secondo indiscrezioni, il piano di Labriola sarebbe simile a quello di Kkr volto dunque ad estrarre valore da Tim scorporando il suo asset principale ossia la rete primaria, quella che potrebbe (anzi dovrebbe) confluire nel progetto di rete unica con Open Fiber. E dunque la mossa per neutralizzare l'Opa di Kkr è quella di portare il prezzo del titolo Telecom allo stesso livello di quanto offerto dal fondo Usa, ossia almeno 0,505 euro ad azione. Kkr si troverebbe così in mezzo al guado, dato che gli investitori non sarebbero più allettati a consegnare le azioni allo stesso prezzo dell'Opa. E quindi per far fronte a un eventuale rilancio avrebbe chiesto aiuto al fondo Pif dell'Arabia Saudita che, dopo aver messo gli occhi sull'Inter, potrebbe essere interessato alla piattaforma Tim Vision del gigante telefonico. La scelta del presidente, invece, è in mano a Cdp. Al momento, l'unico manager in corsa sarebbe Massimo Sarmi, attuale presidente di FiberCop e di Asstel. È comunque possibile che il presidente non venga nominato rapidamente anche se le voci sull'uscita di Salvatore Rossi si fanno sempre più insistenti.

La nomina dell'ad di Tim è comunque un passaggio cruciale anche per gli impegni che l'azienda si trova a gestire nei prossimi mesi come la gara per realizzare la rete in fibra nelle aree grigie e quella per il cloud di Stato. C'è già chi ipotizza che le gare per le aree grigie saranno equamente divise tra Tim e Open Fiber con gli operatori Fwa, come Eolo e la stessa Fastweb, che sta accelerando per la realizzazione di una rete con questa tecnologia, che sperano di poter affiancare i due operatori infrastrutturali in questo senso. E poi c'è la volontà di rinegoziare l'accordo da 340 milioni annui con Dazn per il calcio, chiedendo uno sconto tra i 60 e gli 80 milioni.

E l'Antitrust che dovrebbe prendere una decisione entro il 4 febbraio, sulle misure prese da Dazn e Tim per garantire la concorrenza, potrebbe dare una mano a Tim in questo senso se ponesse nuovi paletti.

Commenti