Prima «le più sentite scuse a tutti i nostri clienti», quindi la presa d'atto che quanto è accaduto «non è all'altezza degli standard che giustamente ci si aspetta siano rispettati da Volkswagen». E ancora: «Stiamo lavorando senza sosta con la Casa madre per riconquistare la fiducia, il nostro asset più prezioso». Massimo Nordio, 57 anni, dal luglio 2012 ad di Volkswagen Group Italia, manager d'esperienza nell'automotive, è stato ascoltato dalle commissioni Industria e Ambiente del Senato. Al centro dell'audizione lo scandalo sulle emissioni regolate da un software tarocco. Coinvolti 11 milioni di veicoli, di cui 8 milioni in Europa e circa 650mila in Italia. «Vw Group Italia - ha subito precisato Nordio, al primo intervento pubblico sul caso - è un mero importatore non coinvolto nella produzione, certificazione e omologazione di veicoli». E sulle motorizzazioni entrate nell'occhio del ciclone, ha spiegato che in Germania si sta sviluppando un software relativo all'unità EA 189 da 2 litri e uno per quella 1.2. Per il motore EA 189 1.6 si attende invece, oltre a un software , anche una soluzione tecnica per la sostituzione dei componenti hardware.
Nordio ha poi rassicurato le commissioni sulla volontà del gruppo di mantenere gli investimenti in Italia: tra servizi e componentistica circa 2,5 miliardi l'anno, con 1.500 aziende fornitrici interessate. La galassia Vw, del resto, ha un forte peso sull'economia e l'occupazione nel nostro Paese. Rappresentato in Italia da 60 anni, il gruppo dà lavoro direttamente a 800 persone, «ma considerando le 2mila imprese coinvolte tra concessionari e service partner - ha spiegato l'ad - sono oltre 11mila le donne e gli uomini che lavorano con noi, garantendo un alto livello qualitativo di servizio e soddisfazione del cliente». Rassicurate le commissioni, il manager ha ribadito gli impegni presi con la clientela italiana (numeri verdi a cui chiedere informazioni e siti Internet a disposizione) e la sospensione precauzionale di vendita, immatricolazione e consegna di veicoli dotati di motore diesel EU5 Tipo EA 189 (circa 1.300). «Non ci sono impatti con la sicurezza e la circolazione in strada delle auto dei nostri clienti - ha sottolineato Nordio - e i motori diesel EU6 (EA 288 EU6) non sono interessati al problema. Tutte le nostre vetture in vendita, al netto del limitato numero interessato al blocco precauzionale, sono estranee al caso». E a proposito dell'istruttoria aperta dall'Antitrust, Nordio ha replicato che «si basa su una comunicazione di dati di emissioni non reali», visto che le emissioni di ossido di azoto (NOx) messe sotto accusa negli Usa, non fanno parte delle comunicazioni che le Case auto devono effettuare in Italia, che invece riguardano la CO2. Finora, poi, si segnala «un impatto modesto sulle vendite».
Sarebbero invece gli ordini, a quanto ci risulta, a soffrire in questa prima parte di ottobre.
Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria, pensa ora di sentire i manager di Wolfsburg, il neo ad di Seat, Luca De Meo, e Rupert Stadler, numero uno di Audi, «non appena sarà chiarito come il gruppo intende reagire concretamente al problema. «È positivo - afferma - che Nordio abbia ribadito il mantenimento degli investimenti in Italia. I motori sotto accusa sono comunque meno inquinanti di milioni di Euro 0-1-2 in circolazione.
Resta la gravità di aver distorto la competizione tra imprese e danneggiato i clienti».Dalla Germania è infine e arrivata la smentita sull'imminente sospensione di una trentina di manager del gruppo, come riportato dal sito dello Spiegel .
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