Economia

Stop alle auto inquinanti dal 2035, ma in Europa e in Italia scoppia la polemica

Il primo voto sul pacchetto Fit for 55 è in previsione per domani, mercoledì 8 giugno

Stop alle auto inquinanti dal 2035, ma in Europa e in Italia scoppia la polemica

Alla vigilia del primo voto sul Fit for 55, pacchetto di norme con cui la Commissione europea cercherà di imporre ai paesi membri un taglio del 55% delle emissioni di CO2 (rispetto all'anno 1990) entro il prossimo 2030, iniziano a emergere le prime frizioni. Il voto in programma per domani all'Europarlamento è il primo passo di un iter che prevede il ritorno della proposta in Commissione e nel Consiglio Ue, ma l'obiettivo è quello di arrivare alla promulgazione delle rigide regole entro la fine di giugno.

A dividere maggiormente in Italia è la norma sugli standard di emissioni per auto e furgoni, totalmente appoggiata dal Pd e contrastata dalla Lega. "Il Fit for 55, in assenza di alternative a impatto zero disponibili per le imprese, è una follia che si tradurrebbe in un aumento di costi insostenibile per le aziende", dichiara infatti il capodelegazione del Carroccio al parlamento europeo Marco Campomenosi, "ma mentre Letta difende gli interessi di Bruxelles, la Lega pensa a quelli degli italiani".

Le "zero emissioni" in programma per il 2035 (con il primo passo verso la riduzione del 55% di emissioni di CO2 entro il 2030) si tradurranno con una pietra tombale sulla vendita di auto diesel e benzina. Un progetto verso il quale tendono anche le principali compagnie automobilistiche europee, che da tempo hanno annunciato di voler interrompere la produzione di vetture con motore a combustione interna entro la medesima data. Non sarà l'unica norma a cui gli stati membri dovranno attenersi, dato che l'Ue imporrà a tutti l'obbligo di disporre colonnine di ricarica lungo le strade principali a intervalli regolari, vale a dire ogni 60 km per l'elettricità e ogni 150 km per l'idrogeno. Il costo delle auto elettriche dovrebbe, quantomeno nelle intenzioni dei sostenitori di suddetto pacchetto, diminuire costantemente rispetto a quello delle vetture alimentate a idrocarburi, fino a divenire "competitivo" presumibilmente dal 2027.

Chi teme un pesante contraccolpo a livello economico spera che passi l'emendamento secondo cui ancora nel 2035 almeno il 10% delle auto in vendita possa essere del tipo con motore a combustione interna. Sulle stesse ibride plug-in non c'è al momento unità di intenti: esse sono state incluse dalla Commissione tra le vetture a basse emissioni, ma senza modifiche (c'è chi spinge fino al 2040) anche per queste ultime l'anno di fine circolazione sarà il 2030. Un colpo per Renault e Bmw, solo per citare due esempi, che su questo genere d'auto hanno effettuato pesanti investimenti.

Nel nostro Paese il contraccolpo economico si abbatterà soprattutto sull'indotto, specie in Lombardia ed Emilia Romagna, tanto che l'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia) ha già dichiarato la propria avversità a suddetto pacchetto.

Sono già almeno 300 le aziende del settore manifatturiero operanti in Ue ad aver firmato una lettera in cui si esprime forte preoccupazione per il voto di mercoledì: se il pacchetto dovesse passare sarebbe inevitabile un "impatto negativo sulla competitività a fronte dei concorrenti internazionali che non hanno lo stesso livello di ambizione climatica europea".

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