I salotti chic e il giallo Saipem-Blackrock

In Italia esistono una dozzina di super circoli di antica tradizione e di nobile lignaggio. La battaglia è combattuta sull'asse Roma-Milano

Sì certo siamo in piena campagna elettorale. E poi c'è il caso Mps. E il sospetto insider trading della Saipem. Sì certo ci sono tante cose serie di cui si potrebbe occupare la zuppa. Ma questa settimana vogliamo cucinare una bella gara di sci. Nei circoli, è il caso di dire, che contano, non si parla d'altro. Ma è materia talmente delicata che non può finire sui giornali. E per ciò finisce in una zuppa.
Parliamo della mitica gara di sci tra i circoli dell'aristocrazia e dell'alta bogrhesia italiana che ogni anno si tiene a Cortina, ospiti dello Sci 18. Ma andiamo per ordine perché la vicenda è delicata. Si delineano dei torbidi, direbbe bene Wodehouse, sui palazzi italiani. Non per colpa di una reale scrofa e neanche per lo smoking bianco improvvidamente importato da Bertie dopo la sua vacanza in costa azzurra. Nulla di così grave. Il sanguinoso affronto ha a che vedere con tradimenti atletici che si sarebbero consumati tra i più blasonati circoli italiani, per accaparrarsi il reuccio dei carving. Qua nomi non se ne fanno. Per carità. Mica siamo al Whist (spiegheremo dopo). Abbiate pazienza e seguite il complesso regolamento.
In Italia esistono una dozzina di super circoli di antica tradizione e di nobile lignaggio, frequentati solo da uomini di nobili ascendenti o di presenti successi che ogni inverno si affrontano per una fondamentale gara sui campi da sci di Cortina. La battaglia è tradizionalmente combattuta sull'asse Roma-Milano. Per la capitale Caccia e Scacchi (detti anche Nuovi) e per Milano Unione e Clubino. Sì certo a Milano ci sarebbe anche la Società del Giardino, ma in quei nobili saloni più che gli sci si manovrano e bene il fioretti. Ci sarebbe anche il Whist di Torino. Ma per colpa di una recente scissione di un gruppo di soci comprensibilmente scandalizzati dall'apertura indiscrimintata del Circolo a nouveau riche, è rimasta senza squadra sciistica. E poi c'è l'Unione di Firenze, il Pedrocchi di Padova, il Domino di Bologna e il Teatro di Brescia. Insomma la creme de la creme dell'Italia. Ma arriviamo al delitto, che è ciò che conta.
Ebbene gli Scacchi di Roma erano fortissimi grazie ad un suo velocissimo ultracinquantenne. Le squadre sono formate da quattro soci. E per ogni atleta in ghette c'è un bonus sui tempi che aumenta all'aumentare dell'età. Un cinquantenne che corre è come avere Thoeni in squadra. Il nostro campione era motivo di invidia di tutta Italia. Ahhh averlo con noi, devono aver pensato a Milano. E zac. Non si sa come, ma si sa perchè, il non più giovane, ma in gamba, aristocratico, è improvvisamente diventato socio al Clubino. Apriti Cielo. Qualcuno ha subito commentato: avrebbero potuto fare meno gli schizzinosi con Alessandro Benetton (a suo tempo clamorosamente bocciato nell'affiliarsi proprio alla prestigiosa confraternita milanese) e così oggi avrebbero avuto una squadra più competitiva. Ma valli a capire. Una cosa è certa ed è la classifica finale della gara: primo il Clubino, proprio grazie all'exploit dell'oriundo, secondi gli Scacchi, proprio grazie alla defezione del medesimo, terza la Caccia e quarta l'Unione di Firenze. Solo quinta l'Unione (Milano).
Il colpaccio è andato a segno. Ma alla sobria e discreta premiazione, che si è tenuta la settimana scorsa, il pubblico dei circa duecento atleti ha rumoreggiato. Al che, il presidente del Clubino ha preso la parola e ha più o meno argomentato: il nostro Thoeni era da tempo che voleva iscriversi al circolo e so che ci sono voci false su un nostro interessamento al solo fine agonistico. La sala si è di colpo trasformata da riunione di giovani diplomatici a congrega di attempati clienti di un ospizio tangentaro; i soli a tacere erano i camerieri: per il resto si è levato un Buhhhh scostumato e indecente rivolto al nobile presidente del fortunato e vincitore club. Cose che capitano anche nei migliori circoli italiani. Ma la storia, vedrete, non finisce qua.
P.s.: In effetti dimenticarsi del caso Saipem è un peccato. Secondo il club dei finanzieri (ma non sciatori) c'è un nome per il venditore di titoli Saipem di Lunedì. Colui insomma che sarebbe riuscito a disfarsi di 300 milioni in azioni poche ore prima del loro crollo (del 35%) in Borsa. Sarebbe, dicono i bene informati, Alister Hibbert gestore di Blackrock. Primo gesore di fondi del mondo e recentemente proprietario del 5% di Unicredit. I maligni, cioè i suoi concorrenti, dicono che le quote di un fondo di Hibbert non hanno perso nei giorni scorsi (a differenza delle loro) nonostante la sberla di Saipem. Dunque, continua la malizia induttiva, Hibbert si sarebbe sbarazzato di Saipem prima degli altri.

Forse qualcosa si saprà lunedì, quando la Consob vedrà i vertici della società controllata dall'Eni. Ma, dicono i bene informati, i vigilantes romani più che all'insider trading sono interessati ai conti di Saipem e a potenziali comunicazioni farlocche date al mercato negli ultimi anni.

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