Tra i circa 5mila dipendenti della Regione Lazio appaiono anche i cosiddetti «comandati». Una figura particolare. Si tratta, infatti, della mobilità del personale con qualifica non dirigenziale. Quando lamministrazione ne ha bisogno - o perché deve coprire posti vacanti o perché mancano delle professionalità ad hoc - può rivolgersi ad altri enti pubblici e amministrazioni e «far comandare» questi dipendenti presso di sé. Ovviamente rimborsando stipendi e contributi ai suoi datori di lavoro. Viceversa, lo stesso possono fare gli altri enti prendendo in carico il personale della Regione.
Ma il vero mistero, alla corte di Piero Marrazzo, è la crescita vertiginosa negli ultimi tre anni della quota destinata a coprirne le spese. Confrontando i bilanci si vede che alla voce «Rimborso agli enti di provenienza di stipendi e altri assegni, oneri riflessi, previdenziali al personale già comandato alla Regione» da poco più di 2 milioni di euro del 2004 (2.050.000 per la precisione nellultimo anno di Storace) si è passati ai 4 milioni e 50mila euro nel 2005 per arrivare ai 6 milioni e 50mila euro del 2006. Cifra confermata anche nel bilancio 2007. Il capitolo di spesa insomma, ha avuto un «modesto» incremento del 195 per cento nel giro di tre anni.
Stessi aumenti anche per laltra voce che riguarda i «comandati». Dai 4,3 milioni di euro destinati nel 2004 dalla giunta Storace alla voce di bilancio «Stipendi e altri assegni, oneri riflessi, previdenziali e assistenziali al personale in atto comandato alla Regione (assunzione di nuovi oneri per il corrente esercizio)» si è «espansa». Come? Arrivando dai 5.164.000 euro del 2005 addirittura fino ai 9.298.000 euro del 2006 e del 2007. Un aumento del 116 per cento circa tra il 2004 e oggi, dunque. Fatto curioso, anche se bisogna precisare che le cifre si riferiscono solo ai giorni presi in esame, e che tra il 2005 e il 2007 il numero dei «comandati» non sia aumentato. Erano 94 quelli «comandati» in giunta al 31 dicembre 2005 e sono 90 al 31 luglio 2007. Meno 4, dunque. Crescono invece quelli che lavorano per il consiglio regionale, dagli 83 alla fine del 2005 agli 89 di adesso. Il numero, però, rimane puramente indicativo visto che il «comando» ha una durata di tempo variabile.
Solite anomalie di Marrazzoland a parte, resta la triste evidenza di una Regione che pur avendo in organico migliaia di dipendenti ha sempre più «bisogno» di attingere a personale esterno per sopperire alle proprie (presunte) mancanze. Pagando conti salati, oltretutto, per avere dipendenti in più che gravano come macigni sul bilancio istituzionale.