Economia

Edison, ora la palla passa al governo

È su Edipower che si gioca la partita Edison tra i francesi di Edf e gli italiani guidati da A2A. Entrambe le parti sono oggi in attesa delle linee che saranno indicate dal governo. Ma non mancano differenze di punti di vista: ieri il direttore generale di Iren, Andrea Viero, ha affermato di aver già comunicato ad A2A le sue richieste per la chiusura della partita, avvertendo di avere «tutti gli strumenti societari e giuridici» per difendere i propri interessi.
Domani, giovedì, il ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, insieme al sottosegretario con delega all’Energia, Stefano Saglia, incontreranno il presidente di Edf, Henry Proglio. Secondo fonti ben informate, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avrebbe incaricato Romani di portare a termine in tempi brevi una questione che si trascina da tempo e che ora sta arrivando ai supplementari. È escluso che il 14 settembre, scadenza dei patti prorogati a primavera, la vicenda possa essere chiusa; ma per quella data dovrà esserci almeno una bozza di accordo. Altrimenti, stando alle intese, potrebbe scattare l’asta reciproca su Edison tra i due contendenti (Edf e Delmi): ma questa appare, allo stato, solo un’ipotesi d’accademia, molto remota. La partita dunque si giocherà su Edipower, la società di generazione e distribuzione che da sola vale all’incirca 3 miliardi di euro più 1,5 di debiti (su una capitalizzazione complessiva di circa 4,3 miliardi di Edison). Edipower appartiene per il 50% a Edison, per il 20% ciascuno ad Alpiq e ad A2A, per il 10% a Iren. Nell’accordo di primavera stoppato dal ministro Giulio Tremonti contestualmente all’affaire Lactalis-Parmalat, per Edipower si prevedeva una suddivisione tra i pretendenti, con l’aggiunta di compensazioni in contanti, accordi di governance e un’opzione di uscita da Edison, a termine, per i soci italiani. Sebbene quell’accordo, sfumato all’ultimo, rappresenti ancora la base di trattativa, la situazione è notevolmente mutata: il disastro di Fukushima ha spazzato via i progetti nucleari e ha ridato valore alla produzione idroelettrica. In parallelo, le centrali a gas oggi hanno meno spazio, tenendo conto anche della sovracapacità produttiva che caratterizza il mercato italiano. Così si è fatta strada l’ipotesi che Edipower, proprietaria di asset idroelettrici di alto livello, possa rimanere intatta, senza suddivisioni, e che possa restare interamente italiana. Questa sarebbe la linea che il governo potrebbe dettare per la «ragion di Stato». A2A e i suoi soci in Delmi, nell’atto di rilevare l’intero pacchetto di Edipower potrebbero essere supportati dalla Cassa depositi e prestiti, di emanazione governativa.
Da parte sua, Proglio chiederà a Romani di conoscere entro il 14 la volontà del governo; già una volta gli accordi sono stati stoppati improvvisamente, ora la richiesta è di chiarezza. L’interesse di Edf è di non veder svalorizzato il suo investimento quasi decennale in Italia, posto che anche in futuro l’impegno di risorse economiche potrà essere notevole.
Va ricordato che il valore di Edison si è significativamente ridimensionato, e che Edf ha già svalutato il suo pacchetto.

La stessa A2A ha in carico le azioni Edison a 1,5 euro, quando oggi sul mercato valgono circa la metà.

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