Cronaca locale

«Elettrici» Verdena, canzoni mai ascoltate

Luca Testoni

Riccardo Bertoncelli, maestro riconosciuto di tanta critica rock tricolore (con lui, a suo tempo, se la prese violentemente anche Guccini), dice che la canzone - così come la conosciamo - non è ancora il loro forte.
E, forse, non ha tutti i torti.
In fondo, i bergamaschi Verdena (i fratelli Alberto e Luca Ferrari: rispettivamente cantante-chitarrista e batterista; e Roberta Sammarelli: basso), danno il meglio sulla lunga distanza. Quando l'elettricità segue sentieri fuori pista, tra psichedelia e rumore. E la cosa non sorprende.
D'altronde, per i giovani rocker, nonostante un corposo curriculum fatto di tre album (l'ultimo, autoprodotto e uscito a gennaio del 2004, s'intitola «Il suicidio dei samurai») e diversi Ep, resta valido l'insegnamento dei norvegesi Motorpsycho, da sempre tra le influenze più marcate in un sound già personale: musica da vivere in maniera totalizzante, alla ricerca di spazio e - per dirla alla maniera di Alberto Ferrari -, «di qualcosa che faccia venire i brividi». Da provare e sperimentare, soprattutto dal vivo. Magari, perché no, anche stasera (ore 22, ingresso 5 euro) alla Cascina Monlué, nell'appuntamento conclusivo del «Saphary Summer Fest», che è poi anche l'unico concerto in Italia per la band quest'estate.
Continuano ad accostarli ai Nirvana piuttosto che ad Afterhours e Marlene Kuntz. Loro restano perplessi. Soprattutto Alberto Ferrari, il ragazzo che sostiene di «usare» i suoi pezzi quasi fossero una sorta di personalissima terapia psicanalitica: «In fondo, i miei, più che testi, sono sfoghi», ammetteva qualche tempo fa. E ancora: «Devo sentire le parole sulla pelle. L'importante è che sia sempre sincero e non mi vergogni di quello che canto».
L'esibizione odierna, che giunge al termine di una primavera trascorsa suonando nei club di mezza Europa, consentirà al trio di proporre alcune canzoni che andranno a comporre il nuovo album, in uscita a gennaio 2007. Un lavoro, per metà elettrico e per metà acustico e con arrangiamenti orchestrali, che i Verdena stanno assemblando con cura certosina nel loro garage, dove hanno costruito uno studio di registrazione da 24 tracce, nel quale è bandito qualsivoglia strumento digitale.
«Vorrei suonare più duro. Se fosse possibile, vorrei cambiare tutto - provava a tracciare il futuro dei Verdena più di un anno fa Alberto Ferrari -. Infrangere le regole, puntare a qualcosa di completamente nuovo, per sfuggire dalle canzoni strutturate, i passaggi strumentali, le convenzioni».
Riuscirà davvero a raggiungere l'obiettivo?

Verdena domenica 16 ore 21.30 alla Cascina Monluè, informazioni 333.85.

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