Cronaca locale

Elezioni regolari, bocciati i ricorsi dei Radicali

Il Tar respinge due ricorsi per l’annullamento delle delibere che avevano escluso il partito di Pannella dalle regionali. Rinviata la decisione sulla decadenza dei consiglieri, ma a marzo il tribunale aveva già promosso la lista di Formigoni

Elezioni regolari, 
bocciati i ricorsi 
dei Radicali

Un’altra battaglia persa nella lunga guerra legale ingaggiata dai Radicali contro il governatore Roberto Formigoni. Ieri, infatti, il Tar ha dichiarato «infondati» due dei tre ricorsi con cui veniva chiesto di annullare le operazioni elettorali e la delibera della corte d’Appello che escludeva proprio la lista Bonino-Pannella della ultime regionali, e di far decadere i consiglieri regionali lombardi eletti nel marzo scorso con la lista «Per la Lombardia» di Formigoni alla consultazione. Su quest’ultimo ricorso, i giudici amministrativi hanno chiesto di «integrare il contraddittorio».
In altre parole, i Radicali dovranno notificare la pratica entro trenta giorni anche ai due consiglieri del Pirellone (Chiara Cremonesi e Franco Mirabelli) ai quali in un primo momento non era stata consegnata. Solo a quel punto, il giudizio del tribunale di via Corridoni entrerà nel merito e sarà completo. Ma il dispositivo di ieri sembra segnare la partita amministrativa. Perché, respinte due eccezioni su tre, ne rimane solo una. Quella - potenzialmente - dagli effetti più dirompenti. Ma anche dall’esito meno imprevedibile. Già nel marzo scorso, infatti, il tribunale si era pronunciato a favore del Pirellone su un tema che i legali del governatore ritengono «sovrapponibile»: allora era contestata l’ammissione della lista «Per la Lombardia» di Formigoni, ora vengono impugnati gli effetti (l’elezione dei consiglieri) di quell’ammissione. Il rischio, però, è che la stessa partita prosegua su un altro campo. Quello penale. Il radicale Marco Cappato, infatti, ha già annunciato di voler presentare una denuncia per falso in Procura, sostenendo - perizia calligrafica alla mano - che «almeno 374 delle 3.628 firme che sono state raccolte a sostegno della lista di Formigoni alle ultime elezioni regionali sono false». Di fatto, la strada della denuncia in Procura era stata già percorsa da Cappato, e senza successo. Il procuratore aggiunto Edmondo Bruti Liberati, sempre a marzo, aveva aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di falso ideologico a carico di ignoti, ma dopo poche ore dall’apertura aveva chiesto l’archiviazione. Ora radicali tornano alla carica, portando dai pm i moduli compilati dall’ufficio elettorale di Formigoni, e nei quali - è l’accusa - quasi 400 firme sarebbero false. «Il presidente Formigoni - attacca Cappato - ci ha accusato di dire falsità. Ora, delle due l’una: o le firme sono vere, e io sono un bugiardo. Oppure le firme sono false, e le parole di Formigoni pure. A questo punto credo di avere diritto, e soprattutto credo l’abbiano i cittadini lombardi, a ottenere un pubblico contraddittorio, dove la nostra parola si possa confrontare, le nostre “verità” possano essere vagliate dall’opinione pubblica».
A Cappato - che due giorni fa aveva fatto riferimento alle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta sulla cosiddetta P3 e al presunto interessamento del presidente della corte d’Appello Alfonso Marra in favore del governatore - , Formigoni ha risposto duramente. «È la solita iniziativa propagandistica dei Radicali». Le accuse di Cappato? «Falsità offensive».

Per il vicepresidente regionale Andrea Gibelli «siamo all’ennesima puntata per sovvertire il voto popolare, ma gli elettori lombardi si sono già espressi in maniera inequivocabile».

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