da Roma
Dico, il ddl governativo sui diritti e i doveri delle coppie stabilmente conviventi, approderà a breve in commissione Giustizia a Palazzo Madama, dove lo attende una pioggia di emendamenti. Ed è proprio qui che il ddl si gioca la sua possibilità di sopravvivenza perché al centrosinistra basta perdere un voto per strada per restare senza maggioranza e azzittire i Dico per sempre. Sotto i riflettori il gruppo dei teodem in grado di condizionare il destino del ddl. I senatori Paola Binetti, Emanuela Baio Dossi e Luigi Bobba per ora hanno sospeso il giudizio ma soltanto per prendere tempo. «Stiamo facendo esaminare il testo da un gruppo di tecnici ed esperti affinché ci garantiscano che nessuno degli articoli ratifichi una sorta di equiparazione con la famiglia tradizionale», dice la Baio Dossi. I teodem non puntano a modificare qualche articolo ma il messaggio trasmesso dalleventuale approvazione del ddl. «In nessun caso la relazione tra due persone dello stesso sesso può essere proposta come modello», spiega Baio Dossi. Quello che dovrà essere chiarito conclude la senatrice della Margherita è che «lo Stato non riconosce lunione delle coppie ma soltanto i diritti individuali allinterno della coppia».
Esattamente il contrario degli obbiettivi che si prefigge di raggiungere Rifondazione comunista, come spiega il presidente del gruppo al Senato, Giovanni Russo Spena. «Affronteremo il problema nella riunione di domani - spiega -. Vorremmo una modifica dellarticolo 1 in modo che ci sia, sul modello di Padova, una dichiarazione congiunta per quello che non sarebbe un rito, come temono i cattolici, ma un riconoscimento pubblicistico. La formulazione attuale è molto ipocrita ma non punteremo i piedi su questo punto». Per Rifondazione, al contrario degli alleati teodem, è già importante che con il ddl si riconosca lesistenza delle coppie omosessuali. «Non cè pari dignità ma almeno riconoscimento sociale. Una legge mediocre - dice Russo Spena - è sempre meglio che niente».
Un altro emendamento riguarderà il periodo di convivenza necessario ad ottenere i diritti di successione. «Nove anni sono troppi, delle vere e proprie forche caudine - dice Russo Spena. Ci batteremo per farli scendere a 5».
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