Emilia Nardi, da 30 anni a Montalcino

S ono passati trent'anni da quel 1986 in cui Emilia Nardi seguì di persona la prima vendemmia a Montalcino. Tre decenni nel corso dei quali questa donna ha cambiato il nome (prima era Casale del Bosco, oggi Tenute Silvio Nardi) ma soprattuto il destino dell'azienda di famiglia, acquistata dal papà nel 1950. Il percorso di crescita delle Tenute Silvio Nardi è andato di pari passo con l'affermazione di un vino, il Brunello di Montalcino, che oggi siamo avvezzi ad annoverare tra i grandi del vigneto Italia ma ma trent'anni no.

Insomma, quella bionda ragazza inesperta oggi donna sorridente ed entusiasta ha fatto tanto non solo per la sua cantina ma per tutto il territorio oggi un must degli enoviaggiatori. Riuscì a farlo perché giovane, perché figlia di uno dei primi «forestieri» che acquistò terre in Montalcino, perché riuscì ad affrancarsi dalla tradizione produttiva che non valorizzava il Sangiovese (qui definito Grosso) di Montalcino così differente da quello del resto della Toscana.

Oggi le tenute Silvio Nardi vantano tenute anche a Manachiara e a Poggio Doria, da cui originano due «cru» estremamente personali, così profondo il primo, così minerale il secondo (di entrambi parliamo dell'annata 2010 recentemente degustata).

Il Brunello «base» dell'annata 2011, blockbuster aziendale, è davvero di scuola. L'annata 2005 che abbiamo avuto la fortuna di assaggiare è quasi stordente per profondità e lunghezza. Il tradizionale Vin Santo Occhio di Pernice 2010 completa la gamma.

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