Empoli punisce i giallorossi con i nervi tesi

Una Roma irriconoscibile distratta dall’appuntamento di Champions e dalla scaramuccia tecnico-capitano

nostro inviato ad Empoli
Delle due l’una: o la Roma ha voluto nascondersi davanti alla numerosa delegazione del Lione (il presidente Auras, il suo braccio destro e l’allenatore Houllier) o l’Empoli aveva più motivazioni perché insegue quel quarto posto che significa Europa che conta. Di certo c’è una squadra giallorossa sempre più rassegnata al ruolo di seconda forza del torneo (con l’Inter a +14 solo un cataclisma può cambiare le sorti di un campionato già segnato) e con la testa già alla sfida con i francesi in Champions League.
Il sogno dei toscani continua, anche senza la punta titolare Saudati. Ed è proprio il suo sostituto, il giovanissimo Nicola Pozzi (classe 1986) scuola Cesena e cartellino del Milan, a siglare il gol – il primo sigillo personale della stagione - che manda in paradiso i biancazzurri. Quattro vittorie nelle ultime cinque gare, di cui due di fila con Palermo e Roma (squadre che stanno davanti), una difesa che non subisce da oltre 360’. Ma Gigi Cagni, l’autore di questo miracolo, smorza gli entusiasmi, pensando ancora alla salvezza.
Le ultime illusioni della Roma si infrangono sul campo che per l’ex Luciano Spalletti è tabù da quando è diventato allenatore dei giallorossi. Ma il collega Houllier non si illude: non sarà questa la squadra che affronterà il suo Lione mercoledì all’Olimpico. Anche se ieri, pur con assenze e un parziale turn over, è sembrata abulica, svogliata e per lunghi tratti compassata. Compreso il suo capitano Totti, che dopo l’abbraccio annunciato con Vanigli, non appare nella sua giornata migliore. E viene giustamente sostituito a mezz’ora dalla fine per fargli risparmiare energie in vista della sfida europea.
Anche se toccare il tema Totti, per Spalletti, è come camminare sui carboni ardenti. Ed è motivo di grande nervosismo alla vigilia di un appuntamento continentale che a Roma è atteso da mesi e che lui stesso non vuole fallire. Prima la punzecchiatura di venerdì al numero dieci giallorosso suonata ai più come una critica, ma che in realtà era uno stimolo costruttivo. Poi il malinteso di ieri («siamo in conflitto per il bene della Roma», la frase a caldo ai microfoni di Sky) chiarito successivamente con un «volevo dire che facciamo a gara per migliorare questa squadra». Al di là di precisazioni e malintesi, il rapporto tra i due non sembra essere più idilliaco rispetto a inizio stagione, quando Spalletti e Totti si scambiavano complimenti reciproci. Chissà se sarà un problema per il prosieguo della stagione romanista.
Porte chiuse al «Castellani», ma bocche spalancate in tribuna dove ci sono 500 persone. Tutto regolare, è il numero previsto dal regolamento di Lega che prevede 200 ospiti per squadra, oltre agli addetti allo stadio. Fuori dall’impianto duecento tifosi empolesi seguono sul maxischermo sistemato sul lato della Maratona, mentre una ventina di supporter giallorossi cercano varchi utili per «spiare» la partita dall’esterno.
Il gol di Pozzi dopo cinque minuti (bello il cross di Buscè) incanala la partita a favore dell’Empoli, che tiene sempre in mano il pallino del gioco e della gara. La Roma risponde solo nel primo tempo con i pali di Pizarro e Perrotta, nati da azioni più improvvisate che studiate, balla paurosamente in difesa (Matteini, Buscè e Vannucchi si mangiano gol fatti), mentre i promossi titolari Wilhelmsson e l’ex Tavano deludono.

Il sussulto finale della Roma è confuso e pasticciato: Tavano e Perrotta impegnano Balli e in pieno recupero Raggi salva sulla linea un tiro di Vucinic. Ma il pareggio sarebbe stata una vera beffa per l’Empoli che continua a sognare ma chiude, per i giallorossi, il discorso scudetto.

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