da Milano
Nella vicenda Endesa, ieri è stato il giorno del toto-E.On. La domanda era: i tedeschi cercheranno o no di mettere in difficoltà l’Enel acquistandone una quota significativa? La Borsa italiana ha risposto «forse sì» e il titolo Enel è salito fino a più 1,5% per chiudere in crescita dello 0,61%, ma soprattutto è stato scambiato con forti volumi: 89 milioni di pezzzi, pari all’1,44% del capitale. La Borsa tedesca prima ha detto «sì» e il titolo E.On ha perso fino al 2%, poi ci ha ripensato e ha deciso per il «no», e la quotazione è risalita fino a più 0,22%. Goldman Sachs ha smentito di aver preparato alcun piano per E.On.
Fin qui la Borsa, gli osservatori danno una risposta più articolata, che è: oggi no, domani chissà. Secondo gli operatori del settore, E.On in questo momento punterà a fare pressione per ottenere qualcosa in cambio, più che a scatenare una guerra. Anche perché, come le vicende Enel-Suez ed E.On-Endesa dimostrano, in Europa le operazioni ostili difficilmente hanno successo. Secondo il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, la società guidata da Wulf Bernotat, starebbe pensando a un «massiccio contrattacco di disturbo contro Enel», mentre per la Frankfurter Allgemeine i vertici di E.On «non vorrebbero inimicarsi il governo italiano». E.On, in ogni caso, ieri non si è mossa, almeno direttamente.
E tra gli «strumenti di pressione» di E.On potrebbe essere annoverata la mossa fatta dal Partito Popolare spagnolo, di opposizione, che ha presentato alla Cnmv, la Consob iberica, un esposto contro l’ingresso di Enel in Endesa che sarebbe stato fatto violando le regole di mercato e utilizzando informazioni privilegiate. Il governo avrebbe «portato per mano» Enel in Endesa. Ieri nella capitale spagnola c’era il ministro Tommaso Padoa-Schioppa, che oggi incontrerà il ministro dell’Economia, Pedro Solbes. E proprio Solbes ha dichiarato che «il governo di Madrid non ha giocato nessun ruolo in questa vicenda», in risposta alle accuse dell’opposizione. In ogni caso le proteste dell’opposizione potrebbero creare qualche problema: la Commissione nazionale per l’energia spagnola deve autorizzare l’Enel a salire oltre il 10% in Endesa (tra il 10 e il 22% Enel ha delle «prenotazioni» di titoli attraverso equity swap). Non solo, ma i diritti di voto Enel in Endesa sono limitati al 3% perché possiede già Viesgo e perché Enel stessa è controllata dallo Stato. Il gruppo italiano ha già chiesto che vengano tolti entrambi i tetti.
La Commissione Ue per il momento si è invece chiamata fuori dalla vicenda: «È una questione di mercato» ha detto il portavoce del commissario Neelie Kroes.
Infine ci ha pensato Moody’s a movimentare un po’ la giornata, abbassando l’outlook di Enel da stabile a negativo perché il «forte investimento in Endesa, pari a 10 miliardi di euro, potrebbe mettere sotto pressione la capacità dell'azienda di mantenere i parametri finanziari indicati per il rating attuale Aa3».
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