Sarà anche rivoluzionario, il sol dell'avvenire che sorge su Cuba ogni mattina che il dio del comunismo manda in terra, ma d'estate, già prima di mezzogiorno, il caldo del Tropico ha ben poco di divino e si trasforma in un inferno insopportabile. Da oggi, ancora di più. Perché i condizionatori d'aria - ha scandito il dittatore Raul Castro, dettando le regole di quelle che ha chiamato «mesuras exceptionales» - durante la stagione calda potranno produrre fresco soltanto cinque ore al giorno e comunque non prima dell'una e trenta del pomeriggio. Vale per le abitazioni come per gli uffici pubblici, per le banche e perfino per gli alberghi. Boccheggeranno tutti, è deciso così. Non solo: i frigoriferi - pace all'anima dei gelati! - andranno spenti per due ore, mentre i panettieri dovranno fermare i loro forni elettrici tra le 19 e le 21. Lo sfilatino può attendere, ma la rivoluzione no.
Così da oggi, a las cincos de la tarde, i campanelli di case, uffici e attività commerciali, cominceranno a suonare. Perché alle cinque della sera, ora del massimo consumo elettrico, squadre di ragazzini tra i 6 e i 12 anni passeranno di porta in porta consegnando depliant informativi contro gli sprechi, ma di fatto controllando il rispetto delle regole decise dal governo per arginare i consumi, particolarmente elevati in questa stagione.
L'uso dei bambini è sempre stato una costante dei rais d'ogni colore: li faceva marciare Mussolini e li mandava a morire al fronte Hitler, li utilizzava in veste di commissari politici Mao e come aguzzini Pol Pot, li fanno sparare come soldati-bambini nelle loro guerre infinite i dittatori d'Africa e saltare in aria fasciati di esplosivo gli allievi di Bin Laden.
Cuba, per fortuna, si limita ai piccoli vigilantes. Già negli anni Settanta - e in seguito in quelli Novanta, quando la caduta dell'Urss fece venir meno i finanziamenti e le forniture di Mosca al castrismo - Fidel aveva, quartiere per quartiere, squadre di zelanti ispettori in pantaloni corti battezzate «Pattuglie Click» per ricordare il rumore degli interruttori. Scrostata via la retorica di regime, che oggi come allora continua a spacciare l'iniziativa come piano di educazione al risparmio energetico, rimane la realtà di una profonda crisi irrisolta che imbarazza e preoccupa il governo. Crisi dalle radici antiche, ma che la congiuntura mondiale ha reso ulteriormente allarmante.
Un allarme, perdipiù, che ci ha messo solo un attimo ad attraversare lo stretto tratto di mare, appena 94 miglia, che separano Cuba da Key West, la propaggine più meridionale degli Stati Uniti, e ad arrivare fino a Washington. Perché proprio così come accadde all'epoca alla crisi economica ed energetica degli anni Novanta, il cosiddetto "Periodo speciale", con il conseguente vertiginoso aumento dei balzeros che in quel periodo tentarono la traversata (furono 33mila nella sola estate del '94, mettendo a dura prova la Guardia Costiera americana), ora la storia si sta ripetendo. Allarmando anche il governo di Città del Messico. Sì, perché i balzeros, consci del ferreo pattugliamento delle coste Usa, hanno iniziato a battere un'altra rotta, quella meno controllata che porta alla messicana Isla Mujeres. Se ce la fanno prendono poi il traghetto fino a Cancun. E di lì, via terra, proseguono verso il confine con gli States.
Lo scorso anno lo hanno varcato 11mila cubani (il doppio che nel 2004), disperati che insieme ai loro simili di tutto il Centro e Sud America attendono poi il momento migliore parcheggiati nell'inferno di città messicane come Ciudad Juarez, dove la vita vale meno di una birra. E poi via, nella notte, verso il milagro yankee, il miracolo americano, con l'acqua del Rio Grande che nonostante quel nome altisonante gli arriva a malapena alla cintola.
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